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Il giorno in cui pisciai sangue

Due giorni fa, dopo una partita di calcio a cinque, ho scoperto cos’è l’ematuria macroscopica. Una volta in bagno, a seguito dello sforzo fisico, ho pisciato un po’ di sangue, ma ho ripreso subito a urinare normalmente e dopo una doccia calda mi sono recato al pronto soccorso in via precauzionale. Mi è stato fatto qualche esame del sangue, un esame delle urine e un’ecografia ai reni e alla vescica da cui non è emerso nulla di grave. L’attesa per eseguire gli esami elencati è stata piuttosto lunga, tuttavia non mi ha disturbato e ho approfittato dei tempi morti per contemplare gli aspiranti defunti che si trovavano nelle vicinanze. Mi sono state somministrate tre flebo prima d’eseguire l’ecografia e ho trovato piuttosto comoda la barella sulla quale mi sono dovuto distendere, tuttavia ho avvertito la mancanza dei mariachi, di un poster di Tijuana e di un sole artificiale con cui completare l’atmosfera da siesta. Non ho nulla di grave, ma devo riposarmi e idratarmi di più, perciò sono costretto a rimandare la prima sessione di snorkeling solitario che avevo in programma per questa settimana. Dopodomani sarà il mio ventiseiesimo compleanno e considero l’evento succitato come un regalo del caso, una colletta delle coincidenze che mi ha permesso di trascorrere qualche ora in un ambiente verso cui non nutro timore alcuno. Gli ospedali mi rasserenano benché spesso le storie di malasanità dipingano questi luoghi come l’anticamera dell’inferno. Tra un esame e l’altro ho parlato con il personale medico e con alcuni malati, inoltre ho udito con piacere una collezione di bestemmie prolungate che un infermiere rivolgeva con veemenza verso un monitor di cui, forse, egli non apprezzava l’output. È stata una nottata istruttiva e al ritorno verso casa ho subito un altro controllo, ma questa volta da parte della polizia: ordinaria amministrazione. Un giorno, spero lontano, probabilmente dovrò entrare in una struttura ospedaliera per concludere il ciclo della mia vita e trascorrerò intere giornate da solo in un letto comodo, ma questa prospettiva non mi spaventa affatto e me ne sono reso conto pienamente mentre ero disteso con un ago nel braccio e una flebo sulla testa. Adoro la vita, ma anche la morte non deve essere male a patto che non sopraggiunga troppo presto o con un’irruenza eccessiva.

Francesco

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