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A colpi di atarassia

Quest’epoca si contraddistingue dalle precedenti per la tecnologia di cui dispone e per altri fattori che scaturiscono dalle conseguenze imprescindibili dell’evoluzione umana, tuttavia continua a condividere molti aspetti con il passato da cui deriva ed evidentemente non è pronta per liberarsi dal suo retaggio sanguinolento. I tiranni esistono ancor oggi, ma nei paesi occidentali adoperano la diplomazia e le falle dei sistemi democratici per tracciare le parabole temporali del loro potere. La violenza è dotata di grande costanza e ogni tanto accende i fuochi fatui dell’indignazione, ma quasi mai riesce a smuovere le coscienze con risultati rimarchevoli. La morte irradia i locali pubblici e le stanze private attraverso i televisori come se questi formassero un sole nero, ma non mi aggrego mai ai cori demagogici che imputano colpe improbabili ai media tradizionali. I tumulti non scuotono gli equilibri politici, ma provocano scosse d’assestamento negli assetti collusivi e infiammano l’interesse morboso per l’instabilità sociale. Non temo la vita né la sua fine e trovo che in quest’età primitiva la commozione e la compassione spesso siano un lusso acerbo. I cambiamenti epocali sono inevitabili, ma difficilmente sarò vivo durante quelle congiunture in cui le modificazioni correnti mostreranno la loro compiutezza. Un fascino macabro e barbaro accompagna l’umanità contemporanea. Percepisco molti avvenimenti come se fossero distanti dalla mia realtà benché di fatto le siano più vicini di quanto possa supporre, tuttavia anche grazie a questa sensazione errata riesco a farmi scivolare addosso la cronaca quotidiana. Continuo a scolpire attentamente la mia personalità per stare bene e talvolta, al cospetto delle derive banali e dannose della mediocrità, mi sento quasi all’altezza di Bernini.

Francesco

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