Non abbatto il muro del suono, ma ogni tanto supero la soglia della mia veglia abituale per rincontrare il sonno laddove solitamente lo abbandono. Le domeniche nuvolose m’accarezzano l’umore benché quest’ultimo non abbia bisogno di simili attenzioni. Non soffro d’insonnia, ma talvolta, qualora si presenti l’opportunità , rimando il momento di dormire per accumulare più stanchezza da consegnare al riposo. A me piace riaprire gli occhi e sento l’eccezionalità di alcuni istanti nella solitudine che ne accompagna la durata. L’ironia è una delle mie priorità sebbene non risalti sempre dalle espressioni verbali e scritte che ancora esterno malgrado la loro trascurabilità . La crudeltà serpeggia in molti ambienti e trae sostentamento dall’idiozia. In certi contesti ed entro determinati confini la correttezza sembra quasi un marchio d’infamia o la caratteristica principale di un individuo ingenuo. Di tanto in tanto immagino le colonne di fumo che potrebbero alzarsi qualora la rabbia incendiaria aumentasse la sua estensione grazie all’incremento dell’impunità . Per adesso, in lontananza, odo soltanto gli spari dei cacciatori e mi domando se il futuro preveda una stagione venatoria di cui il cannibalismo sia destinato a costituire un tratto imprescindibile. Nella calma apparente di questa epoca io concilio la mia serenità con la consapevolezza dei pericoli che pendono sulla mia specie.