Il freddo ritarda la sua venuta e le temperature ne approfittano per alzare la cresta. Ogni tanto volgo l’attenzione verso le preoccupazioni dei miei simili, tuttavia di rado resto a guardarne l’ingrossamento. Lancio qualche cenno al tempo come se quest’ultimo avesse davvero bisogno del mio assenso per scandirmi nella mortalità della mia natura. Sono stonato e la mia pace mi preclude la possibilità di partecipare al coro delle lagnanze. Dovrei affittare qualche problema e un paio di ossessioni per rendere più appetibile la mia esistenza allo sguardo critico di taluni, ma non cerco consensi né disapprovazioni e dunque posso risparmiare energie su questo tipo di ornamenti esistenziali. Un giudizio utile è quello che formulo ogniqualvolta io debba dosare l’acqua calda della doccia per ottenere un getto tiepido. Non mi piacciono le scottature e mi manca l’autolesionismo necessario per apprezzarle. Sui libri non cerco risposte né domande, ma qualche volta riesco a trovarci dei passaggi preziosi che fortunatamente sfuggono alla dicotomia noiosa e stancante di ogni schema duale. I miei interlocutori principali hanno quattro zampe e non miagolano a bocca piena. In questo finale novembrino, quando posso, m’intrattengo con i brandelli letterari di Tommaso Landolfi. I pomeriggi bui mi addolciscono e la frammentarietà di questo appunto mi fa sorridere. Sono contento. Non detengo primati né la chiave di un altro cuore, ma in me domina la serenità e pare che nel mio caso quest’ultima si cibi d’aria. Non chiedo nulla alla vita e anche lei in cambio non muove pretese né richieste di alcun tipo.
Sono diversi anni che frequento il mondo di Linux e dell’open source, ma ormai sono giunto alla conclusione che il primo non ha un futuro come ambiente desktop. Ho provato l’ultimo parto di Microsoft e credo che con Windows 7 il colosso statunitense si sia riscattato da quella zavorra informatica che ancor oggi è Vista. Nei prossimi mesi abbandonerò definitivamente l’uso di qualsiasi distribuzione Linux come sistema operativo principale e mi limiterò a sperimentarne qualcuna su una partizione secondaria per non perdere completamente i contatti con il pinguino. In questi anni ho utilizzato Mandrake, Red Hat, Debian, Ubuntu e Arch Linux, ma non condivido più il corso che hanno preso certi progetti e dunque opto per qualcosa che si confaccia di più alle mie esigenze. KDE4 per me è un’idea delirante, pesante e scomoda che propone un’innovazione forzata e pare che anche lo sviluppo di GNOME3 stia seguendo questa strada. Amarok nella sua seconda versione ha perso la leggerezza e gli aspetti funzionali della prima incarnazione oltre a un’integrazione tutto sommato indolore in GNOME, perciò lo reputo un obbrobrio e mi rifiuto di utilizzarlo. Rhythmbox, Exaile e Banshee sono alternative valide al media player succitato, ma tutti hanno una carenza peculiare: gestione dei testi, lo streaming radio o l’interfacciamento con i programmi di instant messaging. GRUB2 ha reso più macchinosa la gestione del boot loader. L’editing video in maniera user friendly è ancora un miraggio sebbene OpenShot sia un’applicazione promettente. Firefox, Thundebird e VLC almeno sulla mia configurazione attuale sono più reattive in Windows 7 che in qualsiasi distribuzione Linux a 32 o 64 bit. Insomma, dopo un’analisi attenta e obiettiva ho deciso di tornare in pianta stabile al software proprietario, ma la mia è stata una scelta sofferta dato che mi causerà qualche costo per ammodernare l’hardware. Avrei optato per un Mac se avessi avuto molto denaro da spendere, ma oltre ai prezzi esosi la Apple non offre una grande possibilità di configurazione per i suoi prodotti e un utente è costretto a invalidare la propria garanzia per compiere qualche hack a livello hardware, come nel caso del cambio o di aggiunta di hard disk per Mac mini. Nel 2009 non ho più tanto voglia di essere un geek e preferisco un sistema operativo che assecondi in modo efficiente i miei bisogni invece di adattare le mie esigenze alle sue mancanze. Sono un utente pragmatico e non partecipo alle guerre di religione che anche nell’informatica imperano con somma ridicolaggine. In futuro, per pura curiosità, mi piacerebbe procurarmi un Power PC per farci girare Amiga OS e vedere in chiave contemporanea i fasti di un tempo: ogni cosa a suo tempo.
Quest’epoca si contraddistingue dalle precedenti per la tecnologia di cui dispone e per altri fattori che scaturiscono dalle conseguenze imprescindibili dell’evoluzione umana, tuttavia continua a condividere molti aspetti con il passato da cui deriva ed evidentemente non è pronta per liberarsi dal suo retaggio sanguinolento. I tiranni esistono ancor oggi, ma nei paesi occidentali adoperano la diplomazia e le falle dei sistemi democratici per tracciare le parabole temporali del loro potere. La violenza è dotata di grande costanza e ogni tanto accende i fuochi fatui dell’indignazione, ma quasi mai riesce a smuovere le coscienze con risultati rimarchevoli. La morte irradia i locali pubblici e le stanze private attraverso i televisori come se questi formassero un sole nero, ma non mi aggrego mai ai cori demagogici che imputano colpe improbabili ai media tradizionali. I tumulti non scuotono gli equilibri politici, ma provocano scosse d’assestamento negli assetti collusivi e infiammano l’interesse morboso per l’instabilità sociale. Non temo la vita né la sua fine e trovo che in quest’età primitiva la commozione e la compassione spesso siano un lusso acerbo. I cambiamenti epocali sono inevitabili, ma difficilmente sarò vivo durante quelle congiunture in cui le modificazioni correnti mostreranno la loro compiutezza. Un fascino macabro e barbaro accompagna l’umanità contemporanea. Percepisco molti avvenimenti come se fossero distanti dalla mia realtà benché di fatto le siano più vicini di quanto possa supporre, tuttavia anche grazie a questa sensazione errata riesco a farmi scivolare addosso la cronaca quotidiana. Continuo a scolpire attentamente la mia personalità per stare bene e talvolta, al cospetto delle derive banali e dannose della mediocrità, mi sento quasi all’altezza di Bernini.
Non abbatto il muro del suono, ma ogni tanto supero la soglia della mia veglia abituale per rincontrare il sonno laddove solitamente lo abbandono. Le domeniche nuvolose m’accarezzano l’umore benché quest’ultimo non abbia bisogno di simili attenzioni. Non soffro d’insonnia, ma talvolta, qualora si presenti l’opportunità, rimando il momento di dormire per accumulare più stanchezza da consegnare al riposo. A me piace riaprire gli occhi e sento l’eccezionalità di alcuni istanti nella solitudine che ne accompagna la durata. L’ironia è una delle mie priorità sebbene non risalti sempre dalle espressioni verbali e scritte che ancora esterno malgrado la loro trascurabilità. La crudeltà serpeggia in molti ambienti e trae sostentamento dall’idiozia. In certi contesti ed entro determinati confini la correttezza sembra quasi un marchio d’infamia o la caratteristica principale di un individuo ingenuo. Di tanto in tanto immagino le colonne di fumo che potrebbero alzarsi qualora la rabbia incendiaria aumentasse la sua estensione grazie all’incremento dell’impunità. Per adesso, in lontananza, odo soltanto gli spari dei cacciatori e mi domando se il futuro preveda una stagione venatoria di cui il cannibalismo sia destinato a costituire un tratto imprescindibile. Nella calma apparente di questa epoca io concilio la mia serenità con la consapevolezza dei pericoli che pendono sulla mia specie.
Scompaiono molte persone in questo mondo e non è sempre possibile risalire alle dinamiche delle loro sparizioni. Alcune vite sembra che svaniscano nel nulla senza una ragione plausibile ed esistono numerose storie che dimostrano come persino la morte in determinate occasioni smetta di essere una certezza. L’Italia è piena di misteri che ancor oggi lasciano ampio spazio alla dietrologia e ovviamente non è la sola nazione a custodire enigmi insoluti nella propria storia. Certe scomparse puzzano di omicidio e talvolta le coincidenze trasformano l’occultamento di un cadavere in un’operazione perfetta. La quotidianità può essere sconvolta da un evento imprevisto, dalle azioni di uno squilibrato o dalla mancanza di amor proprio, ma credo che queste evenienze non debbano formare un’ossessione insalubre e allo stesso tempo le reputo utili per una riflessione personale che intenda acuire la visione della realtà. La quiete in cui versa la mia vita non mi allontana da certe tematiche perché nutro un interesse profondo per gli accadimenti umani e con le tragedie che purtroppo le scuotono io riesco a perfezionare la mia sensibilità. La vista di un cadavere non mi turba e talvolta visiono le fotografie dei corpi che giacciono senza un nome negli obitori italiani, ma non scado mai nella morbosità che è facilmente attribuibile all’ambito dei decessi e delle scomparse. Secondo la mia modesta opinione è difficile prendere coscienza della vita senza confrontarsi con la morte prima che quest’ultima manifesti direttamente i suoi sintomi.
Il freddo e il buio per me sono circostanze accettabili. Qualche volta, quando le ore diurne sono già esaurite, transito da solo nel ventre dell’oscurità e non provo mai timore. Non mi adeguo alle temperature dittatoriali e affermo la mia superiorità termica con un abbigliamento estivo. L’abuso delle comodità calorifiche assopisce i miei sensi e per questo motivo centellino il loro utilizzo tra le pareti domestiche e lo rigetto con sdegno all’esterno. Il mio umore sposa ogni stagione per amore della vita e non c’è un periodo dell’anno che possa condizionarmi radicalmente. Non ho ricordi spiacevoli da sciogliere né piaceri presenti da ibernare. Il freddo mi dà una carica emotiva molto forte, perciò non sono affatto disturbato dalla sua presenza tollerabile nella cittadina di mare in cui risiedo, ma se vivessi nella taiga siberiana probabilmente incontrerei qualche difficoltà ad accoglierlo sul mio corpo. Rischia l’ipotermia ogni cuore fragile che sia predisposto all’abbandono. Non cola più liquidità dai conti congelati di un imputato. Non mi lascio influenzare dall’allarmismo ed evito il vaccino pandemico come la peste. Credo che esistano aggettivi validi per ogni tipo di passato. Il mio passato scritturale è impreciso e un po’ sgrammaticato, il mio passato recente è armonioso, il mio passato scolastico è appena sufficiente, il mio passato di spinaci non è ancora pronto, il mio passato affettivo è identico alla sua controparte presente e il passato che fu è un passato remoto.
Il ventitré ottobre sono andato a Roma per assistere al concerto dei Marduk e dei Vader. Prima delle leggende svedesi e polacche hanno suonato due gruppi validi che malgrado la loro bravura non sono riusciti a impressionarmi. Il pubblico era scarso, l’acustica vomitevole, il fonico incapace e il locale angusto, ma il live è stato potente e violento, inoltre a una bancarella ho rimediato una copia originale di “Macedonian Darkness” dei Baltak per soli dieci euro! I Vader non hanno suonato molto, però hanno fornito una prestazione intensa. Io ero più interessato ai Marduk benché riconosca l’importanza storica dei Vader. La formazione svedese ovviamente non era quella originale, ma devo ammettere che Mortuus in qualche modo è riuscito a sostituire degnamente Legion dal punto di vista musicale e sotto l’aspetto della presenza scenica. L’esibizione dei Marduk si è protratta a lungo e il concerto è terminato attorno alle due di notte. Per me il punto più alto della serata è stato l’esecuzione di “Baptism By Fire” dall’album “Panzer Division Marduk”; esaltante e devastante. Il pubblico è stato partecipe e ha accennato qualche moshpit nonostante fosse poco nutrito. A mio avviso la scarsa affluenza ha arricchito l’atmosfera di nicchia dell’evento e per questo motivo l’ho apprezzata. Ho assistito a un pezzo di storia del black metal e del death metal, ma qualche giorno prima ho perso la data capitolina dei Cannibal Corpse e Dying Fetus. Spero di assistere a qualche altro live prima della fine dell’anno anche se per adesso, all’orizzonte dei concerti italiani che sono previsti per i prossimi due mesi, non scorgo gruppi di cui mi interessi un’esibizione dal vivo. Dato che i Marduk non hanno mai realizzato video interessanti, appunto ai piedi di questo righe il nuovo video dei loro connazionali: i Dark Funeral.