Montalto di Castro si trova a circa trenta chilometri dalla mia abitazione ed è un sito papabile per la costruzione di una centrale nucleare. Già immagino lo slogan con il quale promuovere questa bella iniziativa per la cittadinanza: “Montalto, ti castro!”. Mi auguro che la ‘ndrangheta si metta una mano sulla coscienza ed eviti ogni tipo d’infiltrazione in progetti energetici così delicati. Una centrale nucleare affidata a degli italiani sembra l’incipit di una barzelletta, inoltre a mio avviso è un po’ pretenzioso ritenere che, malgrado la collaborazione con la Francia, la mia nazione sia in grado di erigere simili strutture quando fatica persino a innalzare degli edifici antisismici. Nel caso di un disastro nucleare il mio comune probabilmente farebbe la fine di Pripjat. Ogni volta che penso alla castrofe di Chernobyl mi viene in mente la stupidità sovietica. Gli Stati Uniti almeno hanno usato due bombe atomiche per porre fine a un conflitto che altrimenti si sarebbe protratto a lungo e avrebbe mietuto molti più morti di quanto ve ne furono nelle città nipponiche, ma questa verità storica è meglio non riferirla a chiunque preferisca credere che la distruzione di Hiroshima e Nagasaki sia stata una scelta leggera per Truman. Smetterei di eiaculare sotto la doccia se dal mio sperma potesse originarsi un essere umano che sapesse svelare ogni segreto della fusione a freddo, ma ho ragione di credere che il mio seme tutt’al più possa generare nuove comparse per un documentario sulla sindrome di Down. Immagino che negli ultimi decenni la sicurezza e l’affidabilità delle centrali nucleari siano aumentate, perciò, qualora l’Italia abbracciasse davvero questa forma di energia, suppongo che si troverebbe ad avvalersi di una tecnologia già collaudata. Mi auguro che questa faccenda venga affrontata con tutti crismi, tuttavia non riesco a disfarmi delle mie perplessità .
Parole chiave: ambiente, Chernobyl, energia nucleare, fusione a freddo, Montalto di Castro, Pripjat