Durante il periodo estivo avvengono molti incidenti stradali e si verificano parecchi decessi, ma io non raccolgo le salme degli automobilisti e mi limito a raccattare le carcasse di topi e volatili che ogni tanto trovo sotto il letto. La mia gatta Mata Hari è molto antiestetica e dai colori del suo pelo sembra che abbia galleggiato per ore in un oceano di varechina, tuttavia è tanto brutta quanto scaltra e mi porta spesso in dono i resti delle sue prede che io puntualmente sistemo nell’immondizia. Purtroppo ogni tanto tra le sue zampe capitano anche i gechi che a loro volta fanno incetta di insetti quando escono dagli interstizi domestici. Mata Hari non deve neanche più competere con un biacco (dalle mie parti meglio conosciuto come “frustone”) che qualche volta compariva nel mio giardino. Mi chiedo quali istinti e quali catene alimentari regolino la lotta per la sopravvivenza nei pianeti in cui la vita sia riuscita a svilupparsi in modo considerevole per i canoni terrestri. Non credo agli alieni, non cerco oggetti non identificati (tranne il mio uccello quando devo pisciare) e trovo demenziale ogni teoria ufologica che postuli cospirazioni d’ogni genere, tuttavia dubito che l’umanità sia l’unica forma di vita intelligente in tutto l’universo e immagino che a parecchi anni luce da Sky Italia si trovi una civiltà in grado di proporre palinsesti televisivi più accattivanti. Gli unici contatti che ho avuto con l’astronomia sono stati le pagine de “Il collasso dell’universo” di Isaac Asimov e vari interventi di Margherita Hack in cui quest’ultima purtroppo non si è avvalsa delle bestemmie nostrane.
Nell’immagine il giovane Eisenhower chiede consigli a Mata Hari su come sterminare il maggior numero di roditori per conquistare il rispetto dei suoi colleghi felini; genocidio, che passione!
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