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Tra il margine stradale e il pentagramma

Oltre che nella mia esistenza, la musica svolge un ruolo importante anche nel mio allenamento fisico e cerco sempre di scegliere quella che possa incentivare la mia motivazione. Durante le mie sessioni podistiche ascolto spesso metal di varia natura, sporadicamente hard rock e qualche pezzo pop piuttosto sostenuto. Nel corso degli anni ho affinato la mia capacità di scegliere singole tracce e dischi interi per la mia attività fisica, tuttavia immagino che l’efficacia di queste scelte sia personale e la reputo fortemente dipendente dall’identità musicale d’ognuno. Ho sperimentato su me stesso quanto le mie prestazioni possano subire un miglioramento sensibile ogniqualvolta io accompagni i miei sforzi con sonorità adeguate. Talvolta considero il mio lettore mp3 un organo artificiale, ma non ne abuso per evitare di fottermi l’udito troppo presto. In queste righe voglio appuntare qualche album e qualche gruppo che mi aiutano o mi hanno aiutato nei miei movimenti sull’asfalto. Un elenco completo richiederebbe troppo tempo e quello che segue probabilmente non rispecchia neanche l’ordine d’importanza, tuttavia non me ne frega un cazzo. Ovviamente ci sono dischi eccezionali che non posso ascoltare mentre corro. Riuscirei a fare i miei soliti diciotto chilometri con John Coltrane o Thelonious Monk? Forse sì, ma impiegherei più tempo e la mia sensazione della fatica probabilmente verrebbe accentuata.

Blackguard – Profugus Mortis
In questo album il gruppo canadese fonde sapientemente black metal e musica folk. Il risultato è un mix letale di potenza, cattiveria e melodia che non sfigura affatto accanto a nomi più celebri quali Finntroll e Korpiklaani. Per me questa è una delle migliori produzioni degli ultimi anni nel campo del metal estremo.

Lost Horizon – Awakening The World
Il gruppo in questione ha sfornato soltanto due dischi (quello in esame è il primo) che considero due pietre miliari del power metal sebbene a mio avviso non abbiano ricevuto gli onori che meritavano. La voce di Heiman, i ritmi serrati, l’assenza di qualsiasi ballad e la velocità di esecuzione sono gli elementi che prediligo di questo lavoro della band svedese. Per una volta concedo una nota di merito anche ai testi poiché mi ci rivedo molto.

Guns N’ Roses – Chinese Democracy
Sono sempre stato un fan dei Guns N’ Roses e avevo seri dubbi che il solo Axl Rose potesse sfornare qualcosa all’altezza del monicker di cui si è appropriato, ma il disco che è uscito lo scorso anno mi ha sorpreso enormemente e non ho mai condiviso le polemiche né le critiche a cui è stato sottoposto. In passato ho già dedicato qualche riga a questo album e non intendo ripetermi, ma ne sottolineo soltanto l’ottima resa che ha sulla mia andatura.

Dio – Holy Diver
Il capolavoro di Ronnie James Dio è uno di quei dischi che secondo me non risulta mai fuori luogo e difatti lo considero ottimo per correre. Trovo che “Caught In The Middle” sia la punta di diamante della tracklist e non è raro che il suo ascolto mi provochi qualche brivido lungo la schiena.

Luca Turilli – King of the Nordic Twilight
Il primo album da solista del chitarrista dei Rhapsody of Fire è stato il disco che mi ha introdotto al power metal. Ricordo ancora quando nel 1999 un mio coetaneo (il grande G.) mi fece ascoltare questo lavoro. Quando corro di solito salto le tracce lente (che trovo splendide nel contesto di un ascolto diverso) e mi godo l’atmosfera epica che la voce di Olaf Hayer cavalca con maestria.

Sabaton – The Art of War
Adoro il sound e il concept dei Sabaton su questo album. Tra tutte le tracce “Unbreakable” e “40:1” primeggiano nelle mie prefrenze, ma tutto il disco scorre perfettamente e mi induce a distogliere la mente dalla fatica per immergerla nella descrizione degli eventi bellici che caratterizzano questo parto del gruppo svedese.

Blaze Bayley – The Man Who Would Not Die
Ho visto Blaze dal vivo e probabilmente il ricordo della sua performance ha influito sul modo in cui successivamente ho recepito il suo album. Per me si tratta di un grande disco da cui trasuda una passione fortissima che si traduce puntualmente in una spinta heavy metal di proporzioni enormi.

DragonForce – Valley of the Damned
Conosco questa band da quando usava ancora il nome di DragonHeart per distribuire un demo straordinario (che in seguito è diventato l’album d’esordio) sul proprio sito. Non impazzisco per questa formazione, ma la loro velocità è un notevole aiuto durante le mie sessioni di allenamento.

Sam Cooke – A Portrait of A Legend 1951-1964
Questa raccolta di una leggenda del soul è un ausilio efficace per la mia corsa, ma funziona soltanto in quei giorni in cui il mio umore sia ben disposto ad accettarla.

Francesco

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