La vita mi esalta in tutti i suoi aspetti. Non ho ancora concluso la mia parabola ascendente. Mi sento in grado di attraversare qualunque evento e non c’è nulla che mi spaventi veramente. Al massimo posso temere in una certa misura il dolore fisico che può precedere la morte, ma non provo alcuna forma di paura verso le altre ramificazioni della vita. A differenza di molti altri sono io che chiedo il pizzo ai demoni di Dostoevskij e non viceversa. Col cazzo che mi lascio ingannare da me stesso e non appunto queste considerazioni per ritenermi superiore a qualcuno; non è una gara, in questo ambito l’agonismo è soltanto un monologo e non vi è posto per la iubris a meno che non si scelga di scadere nel patetismo. Frantumo difficoltà apparenti mentre mi gratto lo scroto e sputo in faccia a ogni portabandiera di falsi drammi. La solfa è sempre la stessa, ma forse è meglio che io la consideri una sinfonia. Non celebro il machismo che maschera insicurezze né l’ostentazione altrettanto ridicola di un atteggiamento superiore, bensì mi attengo a una rappresentazione fedele della leggiadria con la quale plano in mezzo alla mia esistenza. Il reparto dei masochisti è affollato e c’è una lunga fila all’entrata; io invece continuo a farmi tatuare un’indole a forma di aretè sulla personalità. Non penso che per vivere a pieno occorra lasciarsi irretire in complicazioni inutili, ma è pur vero che uno spettacolo senza scenografia non può essere apprezzato da chiunque. Grazie al cielo non mi devo preoccupare di chi sta in terra e posso crogiolarmi nel mio innocuo egoismo. Il modo migliore per concludere questo coagulo volitivo è “Mother” dei Danzig, uno dei miei pezzi preferiti in assoluto che ascolto regolarmente da quando sono ero minorenne: mi chiedo se sia stata una semplice disattenzione o un errore sul quale indagare… (ah ah ah)
Ieri sera sono tornato da Bologna dopo due giorni passati nel centro di selezione per volontari in ferma prefissata di un anno nell’Esercito Italiano. Non ho avuto problemi per quanto riguarda la validità delle mie analisi del sangue e ho superato brillantemente tutte le visite mediche riportando il punteggio massimo in sette esami diagnostici su otto, ma sono stato scartato ugualmente a seguito del colloquio con lo psicologo per il seguente motivo: “Tratti di rigidità e introversione”. Credo che lo psicologo e lo psichiatra non abbiano saputo delineare bene la mia personalità, perciò imputo alla loro scarsa preparazione la mia mancata idoneità. Se durante le visite mediche fosse stato riscontrato nella mia persona qualche problema fisico allora non avrei avuto nulla da obiettare sull’esito negativo della mia domanda di arruolamento; addirittura mi ero preparato a vedermi invalidate le analisi del sangue per un cavillo burocratico e anche in quel caso non avrei fatto altro che prendermela con me stesso, ma il mio verdetto è stato viziato dalla discrezionalità di un giudizio opinabile e non da un dato oggettivo. All’inizio il mio gruppo era formato da oltre cento candidati, ma dopo la prima scrematura siamo rimasti in quaranta. Non sono stato il solo a dissentire sull’operato degli psicologi. Un ragazzo che si presentava per la quarta volta a un concorso per le forze armate è risultato non idoneo a causa di “tratti distintivi”, ovvero lo psicologo e lo psichiatra lo hanno considerato un individuo dai rapidi cambi d’umore, ma nelle occasioni precedenti a costui non era mai stato riscontrato nulla del genere; che egli sia diventato improvvisamente lunatico o affetto da un disturbo bipolare? Ripeto: non sono stato scartato in base a un dato oggettivo, bensì per un’opinione. Prima di partire mi ero ripromesso di accettare qualsiasi risultato e infatti non farò ricorso, tuttavia terrò a mente per il futuro il metro di giudizio che lo Stato Italiano, nella figura dei suoi selezionatori, ha adottato con me e con i miei compagni d’avventura. Sotto a queste righe di disaccordo ho deciso di appuntare la prova tangibile della mediocrità che impera nei concorsi pubblici.
La capra che ha redatto la mia notifica dovrebbe sapere che l’apostrofo e gli accenti non sono la stessa cosa. Comunque i due giorni che ho trascorso a Bologna sono stati molto piacevoli perché ho conosciuto parecchia gente e ho incontrato persino un tizio di Albinia (una frazione del mio comune). Mi sono divertito e ho avuto modo di vedere uno spaccato d’Italia; insomma, due giorni all’insegna della goliardia che screditano ulteriormente i tratti di rigidità e introversione che mi sono stati attribuiti. Mi è dispiaciuto per certi ragazzi che hanno subito la mia stessa sorte perché alcuni di loro confidavano in questo concorso molto più di me. Mi sono rimaste impresse le parole di un ragazzo di Novara che attualmente è in cassintegrazione: “Adesso ho un motivo in più per avercela con lo Stato. Non potrò fare domanda per entrare nei carabinieri; un altro sogno infranto”. Anche quest’ultimo ha ottenuto delle buone valutazioni alle visite mediche (sebbene le mie siano state migliori) e anche lui come me è stato scartato dopo i colloqui con lo psicologo e lo psichiatra. Forse se avessi chiesto una raccomandazione alla persona giusta sarei risultato idoneo, ma per fortuna rispetto la meritocrazia benché quest’ultima continui ad arrancare nella mia nazione. Magica Italia. Questo fallimento non mi scalfisce minimamente perché non è dipeso da me. Ho fatto il possibile per entrare nell’Esercito Italiano, ma non è stato sufficiente e ne ho già preso atto. Non esiste ancora una cura per la stupidità e nessuno può pretendere che io la scopra. In ogni caso ho avuto la conferma del mio ottimo stato di salute e come dicevano un tempo gli anziani: “Quando c’è la salute, c’è tutto!”.
Tra qualche ora mi recherò in Emilia Romagna per conoscere l’esito della mia domanda di arruolamento. Sono tranquillo e non accuso la tensione che viene comunemente associata a occasioni del genere. Sono molto bravo a gestire le attese e non mi aspetto nulla di particolare. Il diluvio delle ultime ore mi esalta e lo considero un preambolo maestoso al breve viaggio che sto per intraprendere. Conosco i miei pregi come conosco i miei limiti e so di essere la persona più indicata per imbracciare un’arma e ricevere ordini, ma alla fine saranno i miei esaminatori a esprimersi sulla mia idoneità e io accetterò il loro verdetto. Se riuscissi a diventare volontario per un anno, mi piacerebbe essere mandato lontano da casa per conoscere e vivere in modo approfondito un’altra regione d’Italia, ma qualora venissi scartato continuerei la mia vita di sempre. Sto bene e questo è l’importante; il resto è un’appendice formale. Il mio stato di grazia non cessa di esistere e devo ringraziare soltanto me stesso per cotanta costanza. Ad maiora.
Non mi sorprende che la rielezione di Ahmadinejad in Iran abbia suscitato forti dubbi negli osservatori occidentali, ma trovo strano che tali riserve sulla regolarità delle elezioni continuino a ricevere una forte risonanza dai media internazionali. Sembra quasi che gli organi di informazione stiano preparando il campo a qualcuno, ma probabilmente la mia è mera dietrologia. Per gli sconfitti non è raro invocare lo spettro dei brogli e dichiarazioni del genere sono state fatte anche nel passato recente in Italia e negli Stati Uniti. In assenza di prove i dubbi possono comunque diventare certezze qualora lo scacchiere planetario lo esiga. All’Iran è già stata fatta una guerra di otto anni per interposta dittatura che la buon anima di Saddam Hussein non è riuscito a vincere. L’Italia è una teocrazia come l’Iran, ma a differenza di quest’ultimo il suo status non è esplicito. Talvolta penso ironicamente che qualcuno voglia negare ad Ahmadinejad la sua convinzione negazionista oltre alla possibilità di affrancare il suo paese dall’uso del petrolio. Mi chiedo quanti giornalisti si domandino se le vicende degli ultimi giorni siano il preambolo di una nuova Operazione Ajax. Tra le rivoluzioni discutibili della storia contemporanea, quella attuata da Khomeini è l’unica che ai miei occhi risulti affascinante. Sono favorevole alla parità dei sessi, ma in linea di massima non credo che le donne occidentali subiscano un trattamento molto diverso da quello che possono ricevere le donne iraniane. Le prime spesso devono fare i conti con l’impraticabilità di conseguire l’indipendenza economica ed essere madri in società che le tutelano soltanto sulla carta, mentre le seconde sono soggette alla sharia: ne consegue che entrambi i modelli forse sono fallimentari per l’emancipazione femminile. Oggigiorno, alla luce dei costumi moderni, qualche vecchia femminista si rimprovera di aver combattuto troppo. Io vivo bene nella mia nazione opulenta e corrotta poiché non mi lascio contagiare da chiunque la infetti; che sieda su una scranna o davanti al bancone di un mercato.
In Italia non c’è una vera destra ed esistono soltanto dei piccoli partiti che non possiedono alcun peso politico, tuttavia questi movimenti svolgono una funzione sociale e permettono ai loro sostenitori di aggregarsi in stuoli ridicoli. Io non riesco mai a votare perché parecchi politicanti mi sembrano dissociati dalla realtà. Nutro qualche simpatia per l’Italia dei Valori e sosterrei questa formazione con la mia preferenza se avesse i numeri per staccarsi del tutto da quell’amalgama di cattolici e mezzi comunisti che è il Partito Democratico. Seguo le vicende politiche benché io non le commenti spesso e allo stesso tempo mi reputo un qualunquista coriaceo: ottimi risultati per l’astensionismo, almeno in Europa. Credo che i politici siano soltanto il riflesso di una buona parte dei cittadini che rappresentano e dunque i loro abusi di potere non mi stupiscono né mi scandalizzano più di tanto. Chiunque abbia una funzione pubblica dovrebbe essere al servizio della collettività invece di sentirsi unto da un’entità divina, ma la spocchia e l’arroganza di certi politici è ravvisabile anche a livelli più bassi nelle figure di certi dipendenti pubblici. Le raccomandazioni non esistono soltanto nelle alte sfere, ma riguardano finanche eventi, concorsi e fatti analoghi la cui scarsa importanza le fa apparire ancor più anomale di quanto lo siano comunemente. Un esempio di quanto ho scritto finora l’ho ricevuto stamane da mia madre. Come ho appuntato ieri, io dovrei ripetere le analisi del sangue per avere dei referti che siano conformi a quanto è richiesto dal concorso per l’arruolamento nell’Esercito Italiano a cui mi accingo a partecipare, ma ormai a causa dell’insufficienza di tempo non ho più la possibilità di rifarle. Alla luce di questa situazione, mia madre mi ha detto che grazie a una sua conoscenza in un ospedale pubblico avrebbe potuto provare a ottenere le analisi che mi occorrono entro un tempo utile per il mio concorso. Ho rigettato questa possibilità e ho apostrofato mia madre in malo modo e questa volta, a differenza di altre occasioni, a buon diritto. Il mio comportamento credo che possa essere visto almeno in due modi. Dal punto di vista di qualcuno la mia scelta può apparire ingenua o inutilmente onesta e da un’altra ottica il modo in cui ho agito può essere definito con aggettivi esageratamente positivi: io trovo deprecabili entrambi i casi. Ho commesso un errore nell’affidarmi a un centro privato per ottenere la documentazione di cui necessitavo e non posso mascherare questo sbaglio con termini come “urgenza”, “caso particolare” o “eccezione” per tollerare un vantaggio ingiusto. Ovviamente non riesco a essere sempre ligio alla selva legislativa che vige in Italia, tuttavia cerco di non farmi contagiare da usi e costumi che detesto.
Oggi ho visto le ronde nere del Movimento Sociale Italiano e mi domando se siano più ridicole della rifondazione del partito a cui sono legate. Qualcuno ha detto che le divise della “Guardia Nazionale Italiana” ricordano le Schutzstaffel, ma secondo me, per ciò che rappresentano più che per il loro aspetto, sembrano tratte da “Fascisti su Marte” di Corrado Guzzanti. Io non so se qualcuno voglia giocare a fare lo squadrista della domenica e sinceramente non me ne preoccupo. Non condanno certe ideologie, ma dubito fortemente che oggi vi siano individui in grado di sostenerle senza risultare buffi.
Sto per conseguire un nuovo fallimento a causa dell’incompetenza di una struttura privata. Tra meno di due settimane mi recherò a Bologna per le visite mediche che ogni aspirante volontario deve sostenere per entrare nell’Esercito Italiano, ma la documentazione che dovrò esibire è incompleta poiché non riporta il timbro con il numero di accreditamento col servizio sanitario regionale. Ho deciso di eseguire le analisi del sangue in un centro privato per eludere i tempi biblici della sanità pubblica, ma adesso mi rendo conto che questa scelta mi è costata molto e non soltanto dal punto di vista pecuniario. Spero di riuscire a risolvere questo problema che ho tentato di prevenire; vanamente, a quanto pare. Prima del prelievo mi sono assicurato che la struttura suddetta fosse convenzionata con il servizio sanitario nazionale e ho detto in modo chiaro ai responsabili che avevo bisogno di quelle analisi per partecipare a un concorso, inoltre ho chiesto in due differenti occasioni se su ogni documento venisse apposto il timbro di cui sopra o se quest’ultimo dovesse essere richiesto in un secondo tempo. Una parte delle mie analisi sono state fatte in un laboratorio lombardo e al momento il problema più grande per me è ottenere il timbro di questo centro a cui io non posso neanche rivolgermi direttamente. Ormai non mi sorprendo più di nulla. È disarmante la leggerezza con la quale certe persone svolgono il proprio lavoro e spero sempre che ogni pressappochista subisca lo stesso trattamento dai suoi colleghi. Rischio di essere escluso a concorrere per il bando di arruolamento a causa di una questione burocratica, ma non mi scompongo e farò il possibile affinché tutto vada nel verso giusto. Aumenta il margine di fallimento, ma la mia determinazione è intatta. Forse invece di diventare un volontario in ferma prefissata di un anno dovrei progettare un putsch… Porco dio.
Oggi compio venticinque anni e mi auguro di viverne altri cento. Non ho candeline da spegnere né desideri da ardere. A me non sembra affatto che il tempo voli e mi fa ridere chiunque cominci a sentirsi anziano dopo appena un quarto di secolo. Durante l’adolescenza e per alcuni anni a seguito di quest’ultima la mia personalità è stata acerba mentre oggi mi sento abbastanza maturo per considerarmi nel fiore degli anni sebbene non ne raccolga tutti i petali. Io cerco di passare in mezzo al bene e al male con cui la retorica dualistica descrive il mondo per sommi capi. La tristezza non può contagiarmi perché non ho argomenti validi con cui giustificarla e dubito che se ne trovino alcuni nella mia fantasia. Se dovessi cercare qualcosa probabilmente punterei sulla guerra perché la pace mi sembra di averla già conseguita e per quanto questa constatazione suoni arrogante persino a me, non sono in grado di invalidarne la veridicità con un colpo di modestia. Non ho bisogno di fare il punto della situazione e la mia età non mi induce a progettare qualcosa per il futuro. Sono un essere umano e se, con i dovuti distinguo, la struttura psicofisica della mia specie può essere paragonata a una macchina, allora la mia strumentazione di bordo risulta efficiente. Mi sento libero a pieno regime.
Ho cominciato a riguardare alcune foto che ho scattato durante il mio secondo viaggio in Giappone per caricarle sul web e ne ho trovate quattro che voglio appuntare subito qua sopra benché abbiano poco a che fare con il Sol Levante.
I tratti del mio viso sono piuttosto anonimi, tuttavia mi piace molto il mio profilo e credo che dovrei vivere in penombra per enfatizzarlo; che io già lo faccia? Adoro i voli intercontinentali.
Una foto analoga alla precedente, ma questa l’ho scattata mentre mi recavo a Hitachi in pullman. Preferisco gli aerei.
Mi manca un po’ la mia stanza giapponese. Era piccolissima ed essenziale, ma apprezzavo le sue dimensioni ridotte e riposavo benissimo sul futon che poggiava sopra il tatami.
Ottime persone, amici che non ho mai avuto altrove. Partitelle di calcio, battute e discorsi di varia natura. Sono stato molto contento di aver conosciuto questi francesi a Tokyo e ho passato assieme a loro momenti parecchio divertenti. In viaggio ho sempre incontrato gente simpatica e sveglia. Che sia un caso?