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Come dinamismo futurista

Pubblicato sabato 30 Maggio 2009 alle 23:30 da Francesco

Ho ripreso a scrivere il mio secondo libro, ma sono ancora molto lontano dalla sua conclusione e mi auguro di terminarlo sotto le armi. Non ho ancora notizie della mia domanda di arruolamento per un anno nell’Esercito Italiano e spero di saperne qualcosa in più entro la fine della prossima settimana. Questo mese ho tenuto il conto delle mie sessioni podistiche e dal primo di maggio fino a oggi ho percorso trecentosei chilometri con diciassette uscite da diciotto chilometri l’una, inoltre ho migliorato anche il mio record personale su questa distanza e sono riuscito a coprirla in un’ora, ventuno minuti e quarantotto secondi con una media a chilometro di quattro minuti e trentatré e una velocità media lievemente superiore ai tredici chilometri orari. Ogni tanto, durante le mie corse, incontro un podista di mezza età che per me rappresenta un modello di invecchiamento da imitare. Ho parlato diverse volte con questo atleta e sono rimasto colpito dalla passione con la quale si dedica alla sua disciplina. Io non sono un agonista e non posso esserlo perché non ho abbastanza motivazioni per migliorare in modo significativo il mio rendimento sebbene abbia fatto qualche bel progresso rispetto a un anno fa. Corro per sublimare il mio tempo e per amare me stesso al cospetto della mia stupenda solitudine. La fatica che si manifesta con il sudore e con l’aumento del battito cardiaco per me è simile a un crinale da cui il mondo mi appare minuscolo. Non so quale sia il mio talento, ammesso che io ne abbia almeno uno, e per questa ragione punto tutto sulla resistenza psicofisica. Sono tremendamente contento di vivere e anche nei momenti più bui, quando non mi conveniva supporlo, ho sempre sospettato che l’esistenza umana potesse essere così piacevole.

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