Ieri mi sono recato insieme al grande B. al Siddharta di Prato per una serata dedicata agli Iron Maiden. Tra gli interpreti della Vergine di Ferro spiccava un nome che suona familiare a ogni amante dell’heavy metal: André Matos. Quest’ugola doro del Brasile ha eseguito i pezzi di Steve Harris e soci con l’ausilio dei Clairvoyants che strumentalmente hanno reso giustizia alla band inglese. Matos oltre ad avere doti canore fuori dal comune è anche un ottimo intrattenitore e una persona umile, infatti dopo il live si è dedicato a una lunga sfilza di autografi. Oltre alle cover degli Iron Maiden sono stati proposti altri classici tra cui “Burn” dei Deep Purple. Alla fine di “Flight of Icarus” il pubblico (me compreso) è rimasto un po’ perplesso perché il brano non era stato concluso, ma dopo un minuto, quando sembrava che stesse per iniziare un altro pezzo, Matos ha detto queste testuali parole: “Italia, devo dirvi una piccolissima cosa”. Qualche secondo dopo l’ex frontman degli Angra ha lanciato un grandissimo acuto e ha completato “Flight of Icarus” che io e il resto dei presenti credevamo ormai incompiuta. Devo ammettere che questo exploit mi ha esaltato moltissimo. L’acustica del Siddartha alle mie orecchie è risultata buona come nei concerti precedenti. Per quanto mi riguarda Matos ha interpretato Bruce Dickinson come pochi sanno fare, ma la mia stima nei suoi confronti proviene da più lontano e in particolare dai suoi dischi con gli Angra con i quali ho imparato a conoscerlo e di cui ho le copie originali da qualche anno: “Angels Cry” e “Holy Land”. La chiusa perfetta di questo appunto è un video di Matos in cui quest’ultimo esegue la celebre “Carry On” durante la sua parentesi con gli Shaaman.
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