Sarei molto grato al signor Kim Jong-il se evitasse di giocare con i missili in prossimità della nazione in cui mi trovo dato che uno dei suoi balocchi difettosi è finito al largo del Giappone. Oggi pomeriggio ho conosciuto tre francesi di origini magrebine che soggiornano nel mio stesso hotel e mi sono unito a loro per qualche ora; che il titolo dell’appunto con il quale mi sono congedato dall’Italia sia stato premonitore? Il trio transalpino è composto da due fratelli e da un loro amico. Tutti e tre amano il calcio, perciò abbiamo acquistato un pallone e ci siamo fatti indicare un luogo dove calciarlo liberamente. Durante la nostra ricerca abbiamo parlato molto del nostro sport e i miei compagni d’avventura sono rimasti piacevolmente sorpresi dal fatto che io tifi per la nazionale francese nonostante sia italiano; per loro ho pure indossato la maglia di Ribery che ovviamente non può mai mancare nel mio bagaglio. Alla fine abbiamo incontrato un gruppo di ragazzini giapponesi e abbiamo giocato contro sei di loro. I giovani figli del Sol Levante si sono dimostrati all’altezza dei loro coetanei europei e durante la partitella hanno sfoggiato una buona disciplina.L’educazione giapponese non smetterà mai di sorprendermi. I ragazzini hanno fatto un gioco di squadra preciso mentre io e miei compagni ci siamo dilettati in azioni individuali per mostrare il nostro bagaglio tecnico agli occhi dei passanti; qualche telecronista ci avrebbe definiti leziosi, ma il risultato finale è stato a favore del vecchio continente. Ho parlato un po’ di tutto con i ragazzi francesi e mi hanno detto una cosa che non mi aspettavo: nonostante siano magrebini vedono di buon occhio Jean Marie Le Pen e lo preferiscono a politici quali Segolene Royal in quanto lo reputano un uomo diretto. Alle superiori ho studiato francese per cinque anni e sono in grado di leggerlo correttamente, ma non lo comprendo e soltanto di rado riesco a indovinare il significato di qualche frase grazie alle assonanze con l’italiano: English leads the way. In viaggio socializzo sempre con qualcuno. Non vado molto d’accordo con i miei connazionali e credo che il problema sia legato alla lingua italiana che io reputo bella e allo stesso tempo molto incline alle ambiguità . Dovrei relazionarmi sempre in inglese per non generare fraintendimenti ed evitare tutte quelle situazioni che difficilmente potrebbero verificasi con una comunicazione più essenziale. La lingua italiana è bella e affascinante come una mantide religiosa. Appena avrò tempo e voglia appunterò qua sopra le mie impressioni sulla giornata che ho trascorso a Hitachi. Finora sono stato molto bene, ma per me questa non è affatto una sorpresa e lo scrivo con una punta di orgoglio. Il mio umore spesso è alto e in questi giorni viene elevato ulteriormente dalle condizioni meravigliose in cui mi trovo.
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