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Lievemente criptico

Pubblicato sabato 1 Novembre 2008 alle 23:36 da Francesco

Si parla di parlarne, ma non serve a granché se non a sgranchire la lingua tramite la fonazione. Un grillo mi comunica che qualcuno ha fatto qualcosa a qualcun altro, ma io non presto orecchio alle cronache degli analfabeti e mi domando dove sia finito l’insetticida. Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca, perciò è normale che talvolta uno si senta gasato come un ebreo d’altri tempi. Qualche word play lede il politically correct secondo i futuri diplomatici che annacquano la loro lingua con gocce d’oltreoceano. I cacciatori di taglie cercano novità tra le forme XL, ma sanno che presto dovranno cambiare mestiere. Le donne non si toccano neanche con un fiore e io non l’ho mai sfiorata una neanche con le dita, ma pare che alcune di loro apprezzino gli alcaloidi dei papaveri. Il tempo passa e qualcuno lo investe sopra strisce psicotrope: la mia speranza è che gli venga ritirata la patente e la licenza di vivere. Le leccate di culo mantengono il clima umido. Le opinioni valgono in base alla popolarità di chi le sostiene e alla luce di questo non si può turbare il sonno della ragione: signora, lei quante ne vuole? Mio figlio è laureato. Mio figlio è sposato. Mio figlio lavora in quel posto. Sua figlia, invece? Lei ha figliato. Futuro interlocutore, tu che sta al di là delle previsioni, mi chiederai cosa ne penso e io ti risponderò con un congiuntivo e qualche aggettivo ricercato. Non va mai bene un cazzo. I ragazzi fanno un gioco di squadra, ma gli squadristi non sono ammessi: milord, questo è razzismo. Lettere di raccomandazione e lettere di disperazione: “Caro Gastone, io le scrivo perché un brav’uomo non arriva alla fine del mese, ma per la droga di Stato ha sempre qualche lira da spendere”. Che si faccia appello alla natura affinché aumenti l’altezza media per consentire alle persone di vivere al di sopra delle loro possibilità. Il cartello all’ingresso era abbastanza chiaro: “Non si può entrare tutti sul podio”. Chi sta sopra le righe finisce nelle liste di prescrizione che vengono redatte da schiavi autoctoni, ma differenti livelli di ironia e indifferenza si occupano di queste inezie con una pulizia etnica degna del feldmaresciallo Mastro Lindo. Le colpe sono sempre degli altri e si scarica il barile per solidarietà: mal comune mezzo gaudio. Siano maledette le mie mani per i refusi che producono e siano perdonate per le correzioni che apportano: Muzio Scevola non avrebbe potuto dire altrettanto. Per me un dio antropomorfo è un dio bastardo e allora che ogni simulacro si goda questo epiteto. Voglio chiamare le cose con il loro nome e voglio scrivere ogni nome come è stato scritto in origine. Amen mon ami, se mi si consente il francesismo. Le lettere fuggiasche devono essere rintracciate e rimpatriate: il loro surplus deve essere eliminato per evitare una catastrofe malthusiana.

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