Mi sono reso conto che attualmente non ho granché da appuntare su queste pagine e ho deciso di lasciarle impolverare per un po’ di tempo. In questi anni la scrittura mi ha aiutato enormemente, ma ormai il suo aspetto terapeutico è terminato e io padroneggio la mia esistenza con maestria. Avrei voluto utilizzare queste pagine per archiviare alcune annotazioni delle mie letture, ma alla fine ho deciso di non lasciarmi dominare dall’attaccamento affettivo che provo nei confronti di questo spazio virtuale. Credo che il mio lavoro introspettivo abbia dei punti in comune con il fine antropologico di 7up. 7up è un programma televisivo che da diverse decadi segue la crescita di alcune persone e si sviluppa con delle interviste che avvengono ogni sette anni. Il programma sostiene che il futuro dei protagonisti sia determinato dalla loro estrazione sociale, ma questo assunto non mi interessa particolarmente e non lo condivido in pieno. Il mio carattere non è cambiato molto da quando ero un bambino e io mi sento sempre la stessa persona, ma è mutato radicalmente il modo in cui guardo me e le mie azioni. Mi sto allontanando dalla scrittura perché non ne ho più bisogno e non riesco a trarne lo stesso piacere di un tempo, invece la lettura mi aggrada ancora e probabilmente non l’abbandonerò mai. Credo che a suo modo la scrittura sia una forma di rumore e per adesso non ho più voglia di fare chiasso. Ho trovato un luogo ideale per vivere e trascorrerò il prossimo inverno e il resto della mia vita nella campagna che circonda il mio comune. Mi ricongiungerò per brevi periodi al caos cittadino quando deciderò di compiere un viaggio in qualche grande metropoli. La mia vita non è cambiata esteriormente e sono ancora un individuo che abbraccia con passione la propria solitudine, ma la consapevolezza che mi anima è la più grande risorsa di cui io abbia bisogno per campare felicemente. Queste pagine non sono soltanto un documento introspettivo, ma attestano una forma di felicità che è alla portata di chiunque e rappresentano un manifesto personale che non può essere intaccato dalle mie menzogne né da quelle di terze persone. Immagino che questa scelta faccia parte di un meccanismo ciclico, perciò in futuro mi aspetto di scrivere nuovamente con la costanza che mi ha contraddistinto in passato. Ho demolito buona parte del mio Ego e non mi resta che salire sulle sue rovine per respirare un’aria nuova. Non voglio nulla di particolare e continuo a sentirmi bene. Sono lontano da ciò che allontana dalla serenità e intendo accentuare la mia posizione eremitica. Adesso è il turno del silenzio, ma anche quest’ultimo avrà una fine.
L’istinto di conservazione mi ha spinto a praticare l’introspezione e mi ha permesso di migliorare la qualità della mia vita. Talvolta intravedo un po’ di morbosità nel mio atteggiamento intimistico, ma suppongo che quest’ultima in realtà sia la conseguenza dell’isolamento volontario nel quale trascorro buona parte del mio tempo. Mi piace la comunicazione, ma prediligo le conversazioni surreali che nascono spontaneamente. Non amo le grandi compagnie, ma adoro il caos urbano delle megalopoli perché produce in me un’alienazione particolare. Mi piace trovarmi da solo in mezzo a un melting pot. Certe persone scambiano l’introspezione per qualcos’altro e la usano come scusante per dispensare lezioni di vita senza che nessuno ne abbia mai sollecitato la declamazione. Non ho nulla da insegnare e ciò che devo apprendere ha una radice endogena, perciò non mi concedo neanche l’illusione di imparare da qualcun altro ciò che mi riguarda. Apprezzo i monologhi e parlo spesso con me stesso. Trovo imbarazzanti i discorsi filosofeggianti che abbiano come fine precipuo la soddisfazione egoistica dei partecipanti. Non gradisco le contese verbali perché spesso sono patrocinate dalla vanità intellettuale. Ognuno creda ciò che vuole e affermi qualunque cosa o il suo contrario. Verba volant; e per fortuna abito in una zona che è soggetta ai venti. La mia introspezione non è costituita dall’ammasso chilometrico di appunti che ho prodotto in questi anni né dai pensieri che accentuano la costanza delle mie sensazioni piacevoli. La mia introspezione non è tangibile, ma è qualcosa che mi tange perché al di là di ogni frase criptica io sono un individuo pragmatico. Non mi lascio contaminare dai facili entusiasmi né dai condizionamenti negativi delle delusioni estranee. Misuro il mio operato interiore durante l’attività fisica e non conosco un modo migliore per farlo. A mio avviso il rapporto tra mente e corpo è più stretto di quanto lascino intendere certi dotti impigriti. Forse sono limitato, ma per me è fondamentale che la resistenza fisica vada di pari passo con la coerenza delle idee.
Lungo queste pagine ho affrontato in più occasioni due aspetti della vita che non ho mai provato: l’amore e il sesso. Non ho nulla da aggiungere a quanto ho scritto finora e non intendo girare un altro video per ribadire gli stessi concetti. L’amore esiste ed è la più grande potenza interiore a cui l’uomo possa ambire, ma credo che non abbia nulla a che fare con le aspettative egoistiche che talvolta si annidano negli esseri umani. Io amo l’imparzialità e per questo motivo mi rifiuto di negare l’esistenza dell’amore. In diversi punti de “La Masturbazione Salvifica: Diario Agiografico Di Un Onanista” ho toccato questo tema e l’ho trattato con la riverenza che merita ogni opera monumentale della natura umana. Ho imparato ad amare me stesso e di conseguenza posso vivere serenamente senza amore, ma so che la sua assenza mi rende incompleto e mi limito a prenderne atto senza scadere in comportamenti di bassa lega. Una frase molto banale esprime perfettamente ciò che intendo: “Non si può avere tutto nella vita”. Ho ventiquattro anni e sono ancora giovane, ma credo ugualmente che alla mia età sia indicativa la totale estraneità ai rapporti affettivi. Mi limito a seguire la mia indole solitaria, tuttavia non la rafforzo con il più grande inganno che l’essere umano possa tessere contro di sé, ovvero la negazione dell’amore. Io sento continuamente le lamentele di alcune persone che sono profondamente condizionate dalle loro delusioni. I fallimenti sono fenomeni personali, soggettivi, privati, mentre l’amore è un dato di fatto che per alcune persone, compreso me, è ancora un’astrazione. Non cerco una verità assoluta, ma cerco di puntare sempre verso una posizione imparziale e per alimentare il mio moto morale devo sacrificare porzioni di Ego di cui ormai non mi importa nulla. Penso che la vita sia meravigliosa perché il suo svolgimento è soggetto a combinazioni infinite. Forse manca sempre qualcosa nella maggioranza delle esistenze umane, ma io sguazzo in questa carenza mutevole e spesso la identifico con una parola che adoro nel suo senso mistico: “Vuoto”. Amo la vita e di questi tempi non è poco; l’amo senza l’appoggio di un sentimento esterno e senza l’ausilio di una fede oppiacea. Le mie parole si ripetono come certe fasi del giorno che riescono ancora a stupire dopo miliardi di repliche.
Un nuovo inizio: considerazioni autoreferenziali
Pubblicato giovedì 21 Agosto 2008 alle 21:49 da FrancescoSono soddisfatto delle scartoffie virtuali che ho generato nel corso degli ultimi due anni. Su queste pagine ho appuntato momenti di gioia, periodi di sconforto, fantasie, opinioni e digressioni demenziali che ogni tanto rileggo con piacere. Ho rifiutato di ricorrere all’anonimato perché ritengo che quest’ultimo sia sinonimo di codardia e ho sempre accompagnato ogni singola parola con la mia faccia. Alcuni dei miei scritti mi hanno causato qualche piccolo problema e hanno generato molte calunnie sul mio conto, ma ho sempre reagito adeguatamente a eventi di questo genere e non mi sono mai scomposto più di tanto. Non ho mai infastidito nessuno, ma qualcuno ha provato ugualmente a disturbarmi senza riuscirci. Purtroppo la noia e la solitudine inducono le persone deboli a tediare il prossimo: il vandalismo ha la stessa matrice. Chi è veramente sereno e ha un equilibrio solido non può essere neanche scalfito dai servi dell’invidia. Le persone rancorose e infelici tendono a sminuire coloro che lavorano silenziosamente su sé stessi, ma il loro atteggiamento infantile è inefficace contro i complessi di inferiorità di cui soffrono. Credo che sia preferibile esercitare uno sforzo costante per correggere i propri difetti invece di cercarli in modo compulsivo nei propri simili, ma questa storia è vecchia quanto il mondo e qualcuno fatica ancora ad apprenderla: pazienza. Oltre a persone malate e pusillanimi questo spazio mi ha permesso di entrare in contatto con grandi ascoltatori di musica che ancor oggi mi concedono il piacere di dialogare con loro. Insomma, le pagine virtuali sulle quali continuo a scrivere mi hanno dato buoni frutti e il loro pregio maggiore risiede nell’aiuto che ne ho tratto per il mio lavoro introspettivo, ma ormai quest’ultimo è arrivato a un livello tale che richiede una trattazione più accurata. Per un po’ di tempo ricorrerò all’introspezione per redigere il mio secondo libro ed eviterò di mescolare lo stile che uso qua sopra con quello che adopero con scritti più ampi. Da settembre le mie annotazioni saranno differenti e dubito che ci sarà ancora posto per quell’ironia di cattivo gusto che amo moltissimo. Questo blog è pubblico, ma il suo contenuto è destinato principalmente a me e di conseguenza non ho mai sentito il dovere di dare spiegazioni e le persone che io reputo serie non me le hanno mai chieste. Qualcuno mi ha elogiato senza un motivo valido, qualcun altro mi ha accusato di mentire senza che io gli abbia mai chiesto di credermi, ma c’è una verità innegabile: questi tipi di persone sono le due facce della stessa medaglia con cui l’ignoranza premia i più deboli. Le parole contano poco e i fatti parlano da soli. Chapeau François.
Soldatini, buste della spesa e verginità
Pubblicato martedì 19 Agosto 2008 alle 23:11 da FrancescoOggi il cassiere di un supermercato mi ha detto: “Sono ventotto e ventotto e pensa che prima è uscito diciassette e diciassette”. Dopo alcuni secondi il ragazzo ha proseguito: “Che brutto numero, sei becco per caso?”. Io gli ho risposto: “Oh no, sono vergine e non ho mai avuto una ragazza”. Il cassiere ha fatto finta di nulla e io ho iniziato a imbustare la mia spesa; non gli ho detto la verità per metterlo a disagio e mi sono limitato a rispondere sinceramente per freddare le sue aspirazioni comiche. Qualche giorno fa ho chiesto a mia madre dove avesse messo i miei soldatini e lei mi ha guardato attonita: “Senti Francesco, ti mando in cura da uno psichiatra se a ventiquattr’anni vuoi giocare con i soldatini invece di scopa’ con le donne”. Io mi sono limitato a un’esternazione pacata: “Ma porco dio”. La mia armata di plastica è stata sgominata dalle forze materne e suppongo tristemente che i suoi resti si trovino in qualche pattumiera della provincia di Grosseto. Comprerò del DAS per erigere un monumento simile al Milite Ignoto e in questo modo onorerò la memoria dei miei caduti. A parte gli scherzi, credo che acquisterò nuove scatole di soldatini di plastica per avere delle unità operative da piazzare nel mio giardino: le forze di peacekeeping vanno di moda da parecchio tempo. Oggi i videogiochi riproducono fedelmente le guerre della storia umana e offrono un’esperienza ludica piuttosto coinvolgente, ma per me tutto questo non può ancora sostituire il piacere di muovere con le dita un MiG di plastica mentre ne accompagno le evoluzioni con onomatopee belliche che dopo un po’ seccano la gola. Mi concedo la libertà di saltare di palo in frasca per appuntare un altro avvenimento di poco conto. Circa una settimana fa ho parlato telefonicamente con Bogdan e devo ancora smettere di ridere per ciò che mi ha raccontato. Attualmente questo folle rumeno si trova a Torino e lavora per alcuni suoi connazionali che hanno aperto un’attività legale, tuttavia costui ha altri progetti per il suo futuro e intende mettersi in proprio per incrementare il meretricio: in altre parole vuole fare il magnaccia. Provo a ricordare in modo autentico il momento in cui egli mi ha svelato le sue intenzioni: “Io ho posto a Torino, quello è difficile da trovare per puttana e adesso vado a Romania e dico a questa ragazza che lei amore mio e io faccio venire qua per fare soldi insieme”. Credo che Bogdan abbia un futuro come ghost writer, d’altronde le sue dichiarazioni sono più accettabili di quelle di certe aziende italiane. Dubito che il rumeno succitato possa diventare un pappone, ma gli auguro molta fortuna e spero di incontrarlo presto per imprecare assieme a lui contro qualcosa.
Le recenti scaramucce in Caucaso mi hanno indotto ad ascoltare per l’ennesima volta il primo album dei KYPCK che ho acquistato durante il mio soggiorno a Helsinki. I KYPCK sono finlandesi, ma i loro testi sono russi e durante i concerti indossano abiti sovietici. Ho già speso qualche parola su questo gruppo che ho visto dal vivo al Tuska Open Air Metal Festival e sfrutto questa occasione per elogiarlo nuovamente. Il suono dei KYPCK è pesante, ipnotico e a mio avviso “Cherno”, l’album d’esordio della band, è un’ottima produzione. Alcuni finlandesi disprezzano i russi e questa ostilità deriva dalla guerra d’inverno che avvenne in seno alla seconda guerra mondiale. Il conflitto tra Finlandia e Russia fece emergere la figura di Simo Häyhä, un cecchino finlandese che da solo uccise più di cinquecento russi. In seguito Häyhä fu soprannominato “White Death” e dopo la guerra visse a lungo. Un ragazzo finlandese una volta fece una battuta molto divertente riguardo alla particolarità linguistica dei KYPCK (che sono finlandesi e scrivono i loro testi in cirillico): “Dato che i russi non fanno buona musica, dobbiamo pensarci noi a farla per loro”. Trovo che il video di “1917” sia stato girato bene. Musica e immagini si sposano ottimamente in questo clip e riproducono la stessa atmosfera che caratterizza tutto il disco.
Non pensavo di raggiungere il mio stato attuale a ventiquattro anni. L’introspezione mi ha dato più di quanto mi attendessi e non ho intenzione di abbandonarla. Non ho ambizioni né dipendenze e la libertà armoniosa che accarezzo ogni giorno attenua gli effetti di ogni cosa che tenti di sabotarla. Posso mostrarmi senza filtrare deliberatamente le mie azioni e questo è un lusso che non si può acquistare neanche dopo la riuscita di un aggiotaggio. Non escludo che in qualche anfratto del mio inconscio vi siano ancora degli inganni di cui non sono consapevole, ma credo che una parte consistente di me sia autentica e le opinioni negative che circolano sul mio conto avallano questa ipotesi. Penso che il giudizio esterno sia utile per misurare alcuni aspetti della propria personalità, ma allo stesso tempo credo che non debba deformare quest’ultima per renderla appetibile. Apprezzo la società perché la considero un percorso a ostacoli in cui un essere umano può allenare la sua interiorità e per questo motivo non sono allettato da un allontanamento completo dal resto dell’umanità. Credo che sia troppo facile vivere pacificamente in un eremo e ritengo che la mia individualità debba essere sollecitata dalle turbolenze della quotidianità per confermare la sua costituzione granitica. Non sono differente dai miei coetanei e non ho nulla che mi renda speciale. Io non conosco l’intimità di due individui e non so cosa siano le attenzioni reciproche, ma in compenso sono accompagnato da sensazioni edificanti con cui mi arrogo il diritto di vivere per il tempo che ho a mia disposizione. Talvolta sento la mancanza della lotta interiore che ha caratterizzato le mie giornate nel corso degli ultimi anni, ma non ho più bisogno di combattere con me stesso per sentirmi vivo e ormai mi considero un reduce vittorioso. Ogni persona prima o poi si trova di fronte a delle prove individuali, ma alla luce di quanto ho appreso io non temo quelle che mi attendono. Non so quali misure adottino i miei simili nei confronti di loro stessi e nella mia natura egoistica non può germogliare una curiosità di questo tipo. La giornata odierna si presenta bene: qualche nuvola, un po’ di vento e molto sole.
Considerazioni personali sul lavoro e lo studio
Pubblicato sabato 9 Agosto 2008 alle 22:29 da FrancescoLa mia carriera scolastica è terminata con il conseguimento del diploma. Dopo la maturità non ho avuto l’integrità testicolare per sopportare un altro quinquennio di lezioni. È facile paragonare il sistema scolastico dell’Italia a una fogna di Calcutta, ma ci sono anche dei docenti che lavorano con una serietà eroica e sono certo che ne avrei incontrato qualcuno se avessi frequentato un ateneo. Talvolta ho l’impressione che per certi individui la laurea sia uno status symbol come può esserlo una Lamborghini per i loro coetanei più materialisti. Non c’è una facoltà universitaria che mi attiri e preferirei soggiornare sotto i ponti piuttosto che transitare nuovamente lungo un percorso di studi. A scuola non ho mai ricevuto grandi voti e la mia capacità di apprendimento era tutt’altro che stupefacente, ma penso che anche la pigrizia sia stata una causa del mio scarso rendimento. Non mi è mai interessato acquisire nozioni che fossero funzionali per un impiego futuro e un domani sarò ben lieto di lavare i piatti di coloro che hanno compiuto una scelta diversa dalla mia. Non sono adatto ai lavori cervellotici e come ho già scritto in passato mi piacerebbe scaricare i camion o fare qualcosa di simile per unire il diletto dell’attività fisica all’utilità di una retribuzione. Ho lavorato per un’estate con un amico di famiglia. Il tizio in questione aveva una discoteca e la mattina io e un mio conoscente lo aiutavamo a sistemare la parte esterna del locale. Mi piaceva pulire in terra, spostare le cose e raccattare le foglie. All’epoca ero un ragazzino indisciplinato di sedici anni e mia madre mi aveva trovato quel lavoro per farmi passare l’idea di abbandonare la scuola, ma quel deterrente alla fine si è rivelato uno stimolo. Ho abbastanza umiltà per essere il sottoposto di qualcuno più giovane di me e non pretendo nulla che si trovi al di là delle mie capacità. Non posso sapere come sarà il mio futuro e non ho voglia di interpellare un veggente televisivo per avvantaggiarmi sul tempo, ma non ho nulla di cui temere e anche se non so cosa fare nella vita so che questo interrogativo non mi turba affatto. In realtà queste righe un po’ ironiche e un po’ intimiste sono una scusa per appuntare le gesta di uno studente russo che stimo dal profondo del cuore: costui è grandioso. Semplicemente grandioso.
I giovani estremisti della sinistra orbetellana
Pubblicato martedì 5 Agosto 2008 alle 10:58 da FrancescoNon ho una posizione politica, ma spesso mi trovo a litigare con dei poveri stronzi che hanno un denominatore comune: la loro passione per i dettami di estrema sinistra. Da un po’ di tempo a questa parte ho dei problemi con il mio nuovo vicinato e di tanto in tanto scambio qualche frase minatoria con dei tipi che hanno dieci anni più di me e ne dimostrano almeno il quadruplo grazie alla cirrosi epatica. Questi individui hanno la stessa personalità di un pezzo del Lego e fingono di battersi per dei grandi ideali dato che non sono all’altezza di sostenere la vita di ogni giorno senza l’ausilio delle loro utopie. Una volta uno dei pupazzi di cui sopra mi ha detto che mi sono salvato per miracolo dalle percosse dei suoi amici, ma io gli ho chiesto come mai non me le abbiano date la sera in cui avrebbero potuto farlo e in seguito mi sono domandato per quale motivo non bastasse soltanto uno di loro per pestarmi. Ho formulato varie ipotesi su quest’ultimo punto e sono giunto alla conclusione che queste cecche isteriche da sole non valgono un cazzo e si sentono forti solo nel branco, tuttavia non alzano un dito neanche quando ne fanno parte e si limitano a sollevare vicendevolmente le loro sacche scrotali. Finora non ho preso neanche un buffetto dai buffoni succitati, ma ho ricevuto solo qualche insulto banale a cui ho replicato con una maggiore violenza verbale. So che alcuni di questi ragazzuoli con la prostatite sbirciano salutariamente le pagine del mio blog, perciò ne approfitto per deridere ulteriormente la loro incoerenza: this is dedicated to you my friends! Lungo il web sono incappato in uno schema piuttosto esauriente che illustra il modo in cui vorrei risolvere le controversie che mi riguardano. Il ricorso al metodo in questione non è consentito dalla legge italiana, tuttavia lo appunto ugualmente tra queste righe e spero di poterlo applicare qualora la legislazione della mia nazione cambi in materia di cannibalismo.
Non provo rispetto per questi “ragazzi” di quasi quarant’anni o, se vogliamo usare una definizione più adeguata, i candidati perfetti per i servizi del SerT. Il rispetto di cui parlo e che non concedo a costoro è lo stesso che obbliga la mia coscienza a non calpestare i formicai. Voglio lanciare un messaggio ai pezzenti che mi ammorbano. Voi non farete mai una rivoluzione e al massimo combatterete l’imperialismo a Red Alert 2. Siete delle macchiette in una pozza di sperma e il liquido seminale nel quale navigate beatamente proviene dalle ideologie con cui vi masturbate per sentirvi parte di qualcosa. Vorrei dirvi che sapete soltanto parlare, ma anche il vostro italiano è discutibile. Siete dei burattini politicizzati e paradossalmente chi muove i vostri fili è più stupido di voi. Non avete carattere e tanto singolarmente quanto in gruppo il vostro valore si esprime sempre con un numero negativo. Sono più giovane di voi e vi caco in testa. Pretendete rispetto, ma da me riceverete soltanto ciò che più vi offende: la verità sulla vostra pochezza. Voi siete in tensione e la vostra dieta si basa sulla dietrologia, io invece conosco la pacatezza e non perdo la mia serenità di fronte alla vostra idiozia. Le vostre illusioni non vi salveranno dai complessi di inferiorità che non sapete affrontare. Non siete individui costruttivi e per questo motivo vi eccitate davanti alle vostre fantasie sovversive allo stesso modo in cui le adolescenti degli anni novanta si infoiavano per la boy band di turno. Tra me e voi c’è un gap così grande che potreste infilarci dentro tutta la vostra stupidità per andare a fare in culo senza rinunciare ai vostri effetti personali. In ogni occasione cercate di fare propaganda e vi sentite i depositari della verità, ma l’unica cosa che vi appartiene è il vostro senso di appartenenza. Contestate chi detiene il potere, ma lo fate perché in loro rivedete una parte di voi che non sapete accettare. Siete vecchi e superati come dei grammofoni guasti. Usate due pesi e due misure, ma venite schiacciati sempre dalla forma più bieca dell’ignoranza che contraddistingue i vostri vaneggiamenti. Cosa c’entrano le dittature con le questioni condominiali? Quale nesso vige tra un reclamo e una dichiarazione di guerra? Non ho bisogno che la vostra faziosità mi dia lezioni di storia, tuttavia mi avvalgo di un’altra immagine per dimostrarvi quanto io prenda seriamente le vostre parole.
Abbandono il tono precedente e ricordo a me stesso che non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, ma a certuni somministrerei volentieri una cura dimagrante a base di olio di ricino e manganellate nello sterno. Ovviamente ci sono molte persone che coltivano le loro opinioni in un modo serio e sincero, ma questo scritto riguarda soltanto quei soggetti che vivono per essere le caricature di loro stessi. I miei “giovani” compaesani di sinistra (mi riferisco a certi cerebrolesi che sono nati negli anni settanta), non hanno nulla a che fare con le idee di cui si ritengono dei fautori e i primi a incazzarsi con questi tizi dovrebbero essere coloro che si adoperano realmente per quelle stesse idee. Questa sorta di pamphlet non ha uno scopo politico, altrimenti sarebbe ridicolo quanto la feccia a cui si riferisce, ma è dedicato con tanto amore ai figli di puttana con i quali ho a che fare regolarmente per questioni totalmente estranee alle scemenze anacronistiche di cui costoro si riempiono la bocca. Questi signori citano grandi personaggi del passato e pensano di essere i loro eredi, ma io prenderò sempre a pesci in faccia questo esercito di mentecatti ed eleggerò Capitan Findus come mio condottiero.
Per me i Fates Warning sono stati molto sottovalutati e non hanno ottenuto ciò che meritavano. Apprezzo principalmente il periodo progressive metal del gruppo, ma non disdegno neanche i loro primi lavori heavy metal. La voce di Ray Alder è una delle mie preferite nel suo genere e in certi passaggi riesce a esaltarmi come poche altre. Ho sempre reputato il sound dei Fates Warning personale e riconoscibile. Il gruppo non mi ha mai dato l’idea di crogiolarsi in una tecnica fine a se stessa e trovo che la loro discografia sia caratterizzata da un ottimo compromesso tra melodia e virtuosismi. Il pezzo del video è estratto da “Parallels”, un album di diciassette anni fa che reputo perfetto dall’inizio alla fine e di cui possiedo una copia originale. Qualcuno ritiene ancora che “Parallels” sia un album commerciale e anch’io penso che lo sia, ma non lo considero “commerciale” in senso dispregiativo e credo che il disco in questione sia stato ciò che “Images and Words” è stato per i Dream Theater. C’è un passaggio in particolare di “Eye to Eye” che mi esalta ed è il momento in cui Ray Alder intona le parole che seguono.
“All we can really share
is the coldness we feel
and the silent memory
of the moment we met
eye to eye”
Vorrei essere in grado di cantare “of the moment we met” allo stesso modo: darei un rene per saperlo fare! “Parallels” è uno di quei dischi che mi consentono di sopportare con più facilità i miei sforzi fisici e dopo tanti anni non mi sono ancora stancato del suo contenuto galvanizzante.