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L’imperatore lituano

Ieri sera ho guardato la débâcle italiana e ho esultato per la vittoria dell’Olanda. Dopo la partita ho deciso di fare un giro in auto, ma prima di mettermi alla guida ho incontrato un povero cristo che ogni tanto mi fa visita e l’ho portato con me. Sono arrivato a Grosseto attorno a mezzanotte e ho parcheggiato davanti alla stazione ferroviaria. La città era deserta e la sua illuminazione sembrava superflua. Io e il mio compaesano ci siamo incamminati verso il centro e vicino a un sottopassaggio abbiamo scorto qualche writer alle prime armi, ma non ci siamo intrattenuti dinanzi alla loro arte dozzinale. Lungo la strada abbiamo incontrato un ragazzo straniero e quest’ultimo ci ha chiesto in un italiano stentato dove potesse comprare qualcosa da mangiare, ma ho saputo soltanto suggerirgli di recarsi ai distributori automatici della stazione mentre il mio compare non ha proferito parola. Ho iniziato a imbastire qualche discorso in inglese con il forestiero e poco dopo ci siamo spostati vicino a una sala giochi che in più occasioni ha ospitato le mie assenze scolastiche. Nelle due ore successive il mio interlocutore mi ha raccontato qualcosa di sé e mentre dialogavo con lui mi sono ripromesso di annotare su queste pagine virtuali ciò che sarei riuscito a ricordare in seguito. Costui si chiama Marius, è lituano, ha ventisette anni ed è originario di Klaip?da. È stato per sei mesi nell’esercito a causa della leva militare e ha avuto la fortuna di sparare con un AK-47, ma è riuscito a ottenere il congedo grazie a una presunta allergia. Ha un cattivo rapporto con il fratello maggiore perché quest’ultimo lo ha accusato di provare qualcosa per la sua consorte. Una volta si è recato in Russia per comprare delle piccole tartarughe da rivendere in Lituania e pare che abbia compiuto altri piccoli atti di contrabbando. È un estimatore del metal, ma mi ero già accorto di questo particolare dalla t-shirt logora di “…And Justice For All” che aveva addosso. Ci sono altri aneddoti divertenti che ho raccolto ieri sera, ma penso che questo resoconto mi possa bastare per rammentare in futuro l’incontro surreale della scorsa notte. Ho provato una profonda ammirazione per Marius e nonostante le sue finanze fossero ristrette egli ha elargito alcune patatine e qualche sigaretta al mio compaesano silenzioso mentre io mi sono limitato a ringraziarlo per l’offerta. Ogni volta che mi imbatto in personaggi del calibro del succitato lituano penso ironicamente a un libro di Gurdjieff: “Incontri Con Uomini Straordinari”. In conclusione credo che Marius non sia uno dei tanti pezzenti che alimentano il lavoro della Caritas, ma trovo che sia un dritto e ritengo che sappia il fatto suo, perciò non lo reputo un vagabondo in balia degli eventi e lo considero un grande cinico (nell’accezione filosofica del termine). Ho salutato Marius con una stretta di mano e alla fine gli ho detto: “I wish you the best luck and I hope you can have great times from here to eternity”. Il video che si trova a piè di pagina è un pezzo dei Manowar che a mio avviso si adatta bene al tenore di questo scritto: “Brothers of Metal”.

“Our hearts are filled with metal and masters we have none
And we will die for metal, metal heals, my son”


Francesco

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