In questo momento mi trovo in un Internet point vicino alla stazione principale di Toulouse, ovvero gare de Toulouse-Matabiau. Il locale è gestito e frequentato da maghrebini, ma se fossi un fautore del terrorismo islamico userei questo luogo come una base d’appoggio per organizzare qualche attentato. Finora ho visitato una parte della costa e dell’entroterra del meridione francese, ma non ho riscontrato differenze eccessive tra i paesaggi della Maremma e gli scenari nei quali mi sono imbattuto durante gli ultimi giorni. Lungo l’itinerario mi sono fermato a Menton, Gordes, Avignon, Arles, Saint Marie de La Mere, Aigues Mortes e altre località di cui non ricorderò mai il nome. Ho fatto anche un salto in Spagna e per la terza volta nella mia vita ho messo piede a Cadaqués, il paese natale di Salvador Dalì. Non viaggio mai in compagnia, ma ho deciso di fare un’eccezione per accontentare mia madre e di conseguenza ho accettato il suo invito a partire in auto con lei e un paio di sue amiche. Quest’oggi, dopo una settimana, mi sono separato dal resto del gruppo a causa di alcune divergenze insanabili e ho deciso di tornare in Italia da solo. Le amiche di mia madre fumano molto e talvolta sembra che costoro gareggino per arrivare prime alle olimpiadi del cancro, perciò non sono molto avvezze al movimento fisico e oltre all’agonismo neoplasico praticano frequentemente un’attività urinaria che comporta numerose pause tra un tiro di Camel e l’altro. Sono a Toulouse dalle tre del pomeriggio e devo aspettare ancora sei ore prima di salire sul prossimo treno per Ventimiglia, ma trovo che questa attesa sia piacevole e la pioggia che imperversa sulla città non mi infastidisce affatto. Au revoir.
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