Ho superato l’insonnia e ho ripreso ad allenarmi. Il mio corpo è efficiente e il mio umore è ottimo. Mi sento bene perché riesco a compiere gli sforzi che desidero. Ho esiliato la malinconia apatica molto tempo fa, ma ho trattenuto la tristezza autentica e l’ho ridotta in schiavitù per utilizzarla a mia discrezione. Il mio equilibrio è saldo, ma voglio sottoporlo a nuove sollecitazioni per comprendere quali siano i suoi limiti attuali. Non temo i fallimenti né le esagerazioni e delego all’indifferenza il compito di regolare il mio battito cardiaco durante le prove esistenziali. V’è un potenziale nascosto nella volontà e credo che sia sufficiente adoperarne una piccola parte per non ritrovarsi completamente alla mercé degli eventi, ma non ho mai incontrato nessuno che me lo abbia fatto notare e forse è stato un bene che le cose siano andate in questo modo. In certi campi il mutismo dell’esperienza insegna più di quanto riescano a fare le parole melliflue, ma l’appariscenza dei discorsi istrionici è più appetibile per le menti pigre. Se il mio sguardo fosse malizioso ravviserei nelle mie parole un po’ di spocchia irritante e ridicola, ma se mi avvalessi di una lettura simile commetterei un errore interpretativo. Non mi preoccupo dei fraintendimenti che si generano all’esterno della mia vita, ma cerco di sbrogliare ogni matassa della mia interiorità per non lasciarmi imbonire dalle inesattezze delle mie valutazioni.
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