Le prime ombre del mattino esordiscono insieme alla luce e influenzano molte cose con il loro potere cromatico. Le acque della laguna riflettono i voli radenti degli uccelli e si aprono lievemente quando la chiglia di una barca ne infrange la superficie. I felini inurbati vivono il randagismo con somma nobiltà e il loro sostentamento rientra tra le preoccupazioni principali di alcune donne vecchie e sole. Ogni tanto si odono le parole slave di una badante o quelle di un operaio dell’Est che solleva e abbassa i bancali del suo datore di lavoro. L’acerbità del melting pot evidenzia le asprezze dell’immigrazione e alimenta con opulenza l’ostinazione qualunquista del razzismo provinciale. La noncuranza di taluni consente ai rifiuti di divertirsi: una parte galleggia allegramente a cavallo dei marosi e un’altra si rilassa sotto il sole e sotto la sabbia. Gaia avrebbe un aspetto migliore se ogni bottiglia abbandonata a causa del menefreghismo ecologico si mettesse in marcia per conficcarsi nel culo del suo ultimo proprietario. La quiete di certi momenti riempie lo spazio in cui viene percepita e bandisce ogni tipo di frastuono dai suoi confini. Le critiche piovono ovunque e molti individui reclamano inutilmente l’esattezza inconfutabile delle loro ciarlerie. Ai credenti non bastano più le preghiere e per questo motivo i fedeli più facoltosi comprano le indulgenze con il denaro dei paradisi fiscali. Un gabbiano si stacca da terra mentre qualcuno riposa sei piedi sotto il suolo.
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