6
Gen

Morbid Angel – Maze of Torment

Pubblicato domenica 6 Gennaio 2008 alle 21:18 da Francesco

Mi piace scavare nella musica per cercare ogni sonorità che possa aiutarmi a vivere meglio. Se fossi legato solo a un paio di generi musicali probabilmente la mia vita sarebbe piatta, ma grazie a Ronnie James Dio riesco ad abbracciare stili completamente diversi che talvolta sembrano addirittura antitetici. Ho già scritto altre volte che su queste pagine mi limito ad annotare occasionalmente i miei interessi musicali dato che per dissertare compiutamente sull’argomento dovrei aprire un altro blog. Ultimamente ho fatto delle scoperte piacevoli nella scena musicale della Svezia e ho deliziato il mio udito con gli Astral Doors, un gruppo heavy metal che è nato sei anni fa, e con gli Assailant che suonano un thrash metal con influenze melodiche. In campo jazz devo incensare il lavoro di un trio eccezionale, ovvero Frank Gambale, Virgil Donati e Ric Fierabracci che hanno realizzato recentemente un album impeccabile: “Made In Austrialia”. Voglio tessere le lodi di un chitarrista molto eclettico che si chiama Alex Skolnick. Costui si è fatto conoscere prima per la sua militanza nei Testament e poi ha fondato un trio jazz con il quale ha pubblicato tre dischi fantastici. Non voglio inondare queste pagine con titoli, aneddoti e opinioni, perciò mi limito a concludere con il video di “Maze of Torment” dei Morbid Angel. Adoro la band di Trey Azagthoth e credo che quest’ultimo sia il più grande chitarrista death metal di tutti i tempi.

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5
Gen

Annotazioni dei nuovi giorni

Pubblicato sabato 5 Gennaio 2008 alle 03:27 da Francesco

Ho iniziato il nuovo anno con la febbre alta, ma ormai mi sono rimesso. Ho ancora un po’ di raffreddore e ho intenzione di riguardarmi qualche giorno per sicurezza. Il trenta dicembre sono andato a vedere Richard Benson all’Alkatraz di Fiumicino e probabilmente mi sono ammalato in mezzo alla bolgia di insulti e sberleffi che sono volati verso Richard tra un lancio di oggetti e l’altro. Non ero mai stato nel locale suddetto e ne sono rimasto piacevolmente colpito. Il posto non è molto grande, ma è stato realizzato ottimamente per evocare l’atmosfera del celebre carcere statunitense: la selezione musicale è ottima, i prezzi sono nella norma e la gente è genuina. Per il sesto anno consecutivo ho trascorso il Capodanno a casa, ma non mi è dispiaciuto affatto dato che la goliardia meravigliosa della serata precedente non poteva essere surclassata a breve termine. Avevo dimenticato quale spossatezza potesse generare l’influenza e avrei fatto a meno di ripassare i suoi effetti per un altro paio di anni. Ogni malattia, anche la più banale, mi rammenta la finitezza dell’uomo. Talvolta cerco di immaginare un gruppo di microbi che appaia in formazione sotto le lenti di un microscopio per scrivere “memento mori”. Secondo una certa lettura delle profezie dei Maya mancano quattro anni alla fine del mondo, ma dubito che la vita sul globo terrestre sia destinata a sparire in meno di un lustro e sono propenso a credere che il popolo dei Maya non c’entri nulla con le conclusioni azzardate di certi soggetti.

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3
Gen

La studentessa universitaria (parto dell’immaginazione)

Pubblicato giovedì 3 Gennaio 2008 alle 21:07 da Francesco

Ciao Francesco, mi chiamo Irene, ho diciannove anni e vivo a Fucecchio ma studio a Roma. Ti scrivo perché sono una ragazza disinibita, tuttavia ho molto rispetto per me stessa quando fingo di essere un’altra persona. Mia madre mi ha insegnato a non parlare con la bocca piena, perciò quando faccio i pompini non proferisco parola e lascio che il ragazzo di turno mi dia della troia mentre annacqua la mia cavità orale. Ammiro Paris Hilton e spero di diventare come lei perché è considerata una ricca incapace, ma penso che non tutte le ragazze siano in grado di allargare le gambe per ottenere un po’ di notorietà! Mia cugina Gertrude si è laureata in medicina due mesi fa e dopo poche settimane è partita alla volta dell’Africa per svolgere un periodo di volontariato, ma credo che la sua scelta sia stata avventata dato che con una lavoro del genere impiegherà almeno cinque anni per comprarsi il suo primo abito di Saint-Laurant! Sai Francesco, certe persone non le capisco. Credo che i soldi siano tutto nella vita e mi piace la moda anche se non ci capisco nulla! Mi sento bene quando faccio finta di essere una donna di classe e mi sento speciale quando mi illudo di essere un femme fatale mentre mi faccio scopare da uomini che non si preoccupano neanche se io respiri o meno. Ogni tanto sniffo un po’ di cocaina perché lo fanno tutti e lo faccio per non essere considerata un’asociale! Ho a cuore alla mia reputazione e per me i miei amici sono tutto, infatti non ho carattere e non sono in grado di stare da sola. Al momento sono una studentessa fuori sede e anche se non trascorro molto tempo sui libri spero di passare l’esame dell’HIV per ottenere un posto sulla tangenziale. La prostituzione è un lavoro multietnico, infatti è praticato da ragazze rumene, nigeriane, albanesi, moldave e da donne di molti altri paesi, inoltre il meretricio è un’occupazione che permette di conoscere molte persone. Ho diversi progetti per il futuro, ma spero di sposare un uomo ricco per divorziare da lui e farmi mantenere con gli alimenti. Sono proprio contenta di averti scritto, ma adesso devo proprio andare. Ciao Francesco, ci sentiamo presto!

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3
Gen

Kool G Rap – My Life

Pubblicato giovedì 3 Gennaio 2008 alle 17:41 da Francesco

Per qualche outsider l’hip hop è un genere musicale per ragazzini con il quale vengono esaltate le gesta criminali, ma in realtà è molto di più e i nomi di Talib Kweli, Mos Def, Nas e Immortal Technique ne sono una prova. Ho ascoltato parecchio hip hop negli ultimi anni, west coast, east coast e persino qualcosa di crunk anche se non l’ho digerito molto, perciò a seguito di parecchi ascolti sono riuscito a formare il mio gusto personale in questo genere e con queste quattro righe voglio omaggiare un pioniere dell’old school nonché una fonte d’ispirazione per molti dei suoi colleghi: Kool G Rap. Concludo con una citazione celebre di R.A. The Rugged Man su “Lessons”: “I don’t want fans that don’t know who G Rap is”.

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2
Gen

L’ennesima filippica sulla banalità della droga

Pubblicato mercoledì 2 Gennaio 2008 alle 23:51 da Francesco

Non è necessario che qualcuno sia un acuto osservatore affinché egli possa elencare le componenti della santa trinità: il denaro, il sesso e la droga. Ho conosciuto parecchie persone con problemi di tossicodipendenza e le ho trovate tutte molto banali. È aberrante la mancanza di volontà che può impossessarsi di un individuo e ovviamente non mi riferisco ai casi di dipendenze che derivano da una condizione sociale che spesso lascia aperto solo il portone del tunnel della droga, ma le mie parole si rivolgono a coloro che hanno un’estrazione sociale dignitosa e si avvicinano ai narcotici per noia o per moda. Ho sentito spesso la frase: “La uso ogni tanto e posso smettere quando voglio!”. In realtà buona parte dei tossicodipendenti che ho conosciuto hanno smesso di assumere narcotici quando il loro organismo ha deciso di spegnersi, ma immagino che l’illusione dell’autocontrollo abbia aiutato queste persone ad avvicinarsi meglio alla fine dei loro giorni. Ricordo diverse storie legate all’eroina che riguardavano dei ragazzi che all’epoca dei fatti avevano la mia età attuale: talvolta si rivela molto utile la possibilità di ascoltare le telefonate dei propri genitori. I tempi cambiano, ma i vizi restano tali e mutano solo nella forma. Negli ultimi anni ho conosciuto diversi consumatori di cocaina: alcuni erano ragazzi e altri adulti. Sono bravo ad ascoltare le persone e spesso riesco a metterle a proprio agio, ma non cerco mai di arrivare ai lati più tetri della loro personalità e lascio che siano loro ad aprirsi volontariamente. Mi è rimasta impressa la frase di un ragazzo con cui ho parlato poche volte, un giovane dj che lavorava a Pitigliano: “Io la prendevo per via di una che mi aveva lasciato, ma poi è finita lì”. Ci sono delle cose fondamentali che non sono comprese da coloro che assumono droga e mi accingo a esporle. I momenti di profonda tristezza devono essere vissuti a pieno per trarre dal loro passaggio un nuovo metro di paragone con cui gioire e questo non può avvenire con l’assunzione di stupefacenti dato che ottenebrare i sensi per sentirsi “meglio” è come pretendere di curare il cancro con gli antidolorifici. Non sono un ingenuo e per questo motivo mi interesso alla droga più di quanto facciano coloro che la adoperano. Ovviamente il mondo candido e canuto della droga è un satellite lunare che ruota attorno al denaro sporco e al sesso occasionale, inoltre rappresenta la massima forma di “divertimento” per orde di persone che non hanno abbastanza personalità per farne a meno. La droga, i favori sessuali, le banconote di grosso taglio che vengono consumate dalle sniffate e tutto il resto della liturgia narcotica sono le più potenti forme di schiavitù dei tempi moderni e veleggiano imperterrite come i negreri ottocenteschi. L’autodistruzione è banale e semplice, ma allo stesso tempo riesce a essere scomoda dato che deve essere continuamente alimentata fino a quando non si estinguono le riserve di vita di chi la pratica. In questo ammasso di parole ho scritto cose scontate e in certi punti ho provato a farlo con un linguaggio un po’ forbito, ma non ho aggiunto nulla che una mente imparziale non possa concepire da sé qualora ragioni sull’argomento. Ogni tanto torno su questo tema perché raccolgo parecchie storie di decadenza convenzionale. Spero che la Befana riempia le calze di taluni con anfetamine, metanfetamine, shaboo, crack, cocaina, eroina e quant’altro consenta di raggiungere il “traguardo” dell’overdose. Buon anno.

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