La scorsa settimana sono avvenuti due fatti piacevoli. In primis la moglie di Clemente Mastella è stata arrestata e questo provvedimento ha regalato agli italiani le dimissioni del ministro della Giustizia, ma immagino che nei vertici delle organizzazioni criminali la notizia sia stata appresa con dispiacere. La questione papale è il secondo avvenimento che mi ha sollazzato negli ultimi giorni e voglio rivolgere un plauso alla frangia realmente laica de “La Sapienza” che è riuscita a respingere l’ennesima ingerenza del Vaticano nella vita pubblica della nazione. I media non criticano mai l’operato del Vaticano dato che sono asserviti alla casta sacerdotale e anche in questa occasione hanno dimostrato d’essere soltanto una cassa di risonanza per i comunicati della Santa Sede. L’Italia è un paese laico solamente sulla carta e buona parte della classe politica non agisce per il bene comune, ma si adopera per ottemperare a una dottrina anacronistica che spesso coincide con gli interessi di poche persone. Il cattolicesimo italiano amplifica i poteri della gerontocrazia e consente una suddivisione oligarchica dei poteri che spesso evoca i principi della democrazia per tutelarsi di fronte all’opinione pubblica. In realtà i principi democratici sono una scusa per consentire alla teocrazia cattolica di non mostrare palesemente il suo dominio in questa nazione. Per il Vaticano è un bene che il Papa non sia andato all’università “La Sapienza” poiché in questo modo è riuscito a catalizzare l’attenzione sull’ex nazista di Ratzinger più di quanto avrebbe potuto fare con una semplice visita e credo che vada riconosciuto alla Chiesa il merito di possedere un’ottima strategia di marketing. L’ennesima querelle tra “fede” e ragione ha trovato un po’ di spazio sulla stampa estera, ma non è stata tratta nella misura in cui l’informazione italiana le ha dato risalto. Rinnovo il mio attestato di stima nei confronti degli studenti e dei professori che hanno difeso una posizione laica piuttosto diffusa che spesso viene bandita dalle televisioni e dalle radio. Il giorno in cui l’Italia riuscirà ad affrancarsi dalla religione e dalla criminalità organizzata tornerà allo splendore che l’ha resa celebre grazie al patrimonio culturale che ha prodotto prima dell’unificazione del 1861.
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muò davvero...che poi boglio di le prime università nn so mica opera del papato!
Eh?