Non è necessario che qualcuno sia un acuto osservatore affinché egli possa elencare le componenti della santa trinità: il denaro, il sesso e la droga. Ho conosciuto parecchie persone con problemi di tossicodipendenza e le ho trovate tutte molto banali. È aberrante la mancanza di volontà che può impossessarsi di un individuo e ovviamente non mi riferisco ai casi di dipendenze che derivano da una condizione sociale che spesso lascia aperto solo il portone del tunnel della droga, ma le mie parole si rivolgono a coloro che hanno un’estrazione sociale dignitosa e si avvicinano ai narcotici per noia o per moda. Ho sentito spesso la frase: “La uso ogni tanto e posso smettere quando voglio!”. In realtà buona parte dei tossicodipendenti che ho conosciuto hanno smesso di assumere narcotici quando il loro organismo ha deciso di spegnersi, ma immagino che l’illusione dell’autocontrollo abbia aiutato queste persone ad avvicinarsi meglio alla fine dei loro giorni. Ricordo diverse storie legate all’eroina che riguardavano dei ragazzi che all’epoca dei fatti avevano la mia età attuale: talvolta si rivela molto utile la possibilità di ascoltare le telefonate dei propri genitori. I tempi cambiano, ma i vizi restano tali e mutano solo nella forma. Negli ultimi anni ho conosciuto diversi consumatori di cocaina: alcuni erano ragazzi e altri adulti. Sono bravo ad ascoltare le persone e spesso riesco a metterle a proprio agio, ma non cerco mai di arrivare ai lati più tetri della loro personalità e lascio che siano loro ad aprirsi volontariamente. Mi è rimasta impressa la frase di un ragazzo con cui ho parlato poche volte, un giovane dj che lavorava a Pitigliano: “Io la prendevo per via di una che mi aveva lasciato, ma poi è finita lì”. Ci sono delle cose fondamentali che non sono comprese da coloro che assumono droga e mi accingo a esporle. I momenti di profonda tristezza devono essere vissuti a pieno per trarre dal loro passaggio un nuovo metro di paragone con cui gioire e questo non può avvenire con l’assunzione di stupefacenti dato che ottenebrare i sensi per sentirsi “meglio” è come pretendere di curare il cancro con gli antidolorifici. Non sono un ingenuo e per questo motivo mi interesso alla droga più di quanto facciano coloro che la adoperano. Ovviamente il mondo candido e canuto della droga è un satellite lunare che ruota attorno al denaro sporco e al sesso occasionale, inoltre rappresenta la massima forma di “divertimento” per orde di persone che non hanno abbastanza personalità per farne a meno. La droga, i favori sessuali, le banconote di grosso taglio che vengono consumate dalle sniffate e tutto il resto della liturgia narcotica sono le più potenti forme di schiavitù dei tempi moderni e veleggiano imperterrite come i negreri ottocenteschi. L’autodistruzione è banale e semplice, ma allo stesso tempo riesce a essere scomoda dato che deve essere continuamente alimentata fino a quando non si estinguono le riserve di vita di chi la pratica. In questo ammasso di parole ho scritto cose scontate e in certi punti ho provato a farlo con un linguaggio un po’ forbito, ma non ho aggiunto nulla che una mente imparziale non possa concepire da sé qualora ragioni sull’argomento. Ogni tanto torno su questo tema perché raccolgo parecchie storie di decadenza convenzionale. Spero che la Befana riempia le calze di taluni con anfetamine, metanfetamine, shaboo, crack, cocaina, eroina e quant’altro consenta di raggiungere il “traguardo” dell’overdose. Buon anno.
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