Mantengo le distanze da ciò che non posso sfiorare e attendo che ogni nota venga suonata a tempo debito. Non mi interessano le nozioni di chi ha i titoli per dispensarle e curo la convulsione dei sensi con la volontà d’evolvere. Vivo quietamente e mi sento appagato, ma non voglio che la mia interiorità si sazi. Sono il risultato dell’alleanza tra la mia indole e le coincidenze. Mi sento fortunato e di tanto in tanto un’euforia leggera mi pervade. Alcuni frammenti della mia vita sembrano tratti dalla descrizione di un’ascesi, ma io non anelo a un’elevazione spirituale e non ho bisogno di credere a qualcosa per vivere. Mi sento completo anche nei periodi in cui le apparenti sciagure del mio stato d’animo mi inducono a formulare pensieri che talvolta esterno con un altro registro linguistico. Non bado eccessivamente alle bizzarrie capricciose della mente e ascolto quest’ultima quando si trova lontano dalle influenze nocive dell’impulsività. Non nego la bellezza di un fiume di bile, ma cerco di seguire il suo corso quando devo irrorare i canali della risolutezza e mi assicuro che non straripi durante la stagione dei monsoni. Tra un’ambage e l’altra mi diletto con le tessere del mio carattere mosaicato. Salto di pala in frasca e cerco di padroneggiare più di un modo con il quale esprimermi con me stesso per non cristallizzarmi in un soliloquio monocorde.
Ogni volta che un governo cade anche i miei coglioni subiscono lo stesso destino. Dai toni sensazionalistici dei telegiornali e della carta stampata sembra quasi che prima d’ora nessuna maggioranza politica sia mai ruzzolata a terra. Non ho intenzione di votare poiché non mi rivedo in nessuna delle linee politiche che ammorbano le due camere. Credo che l’astensione sia nociva per la democrazia, ma dato che la democrazia italiana è un po’ sui generis dubito che un larga percentuale di astenuti possa inficiare ulteriormente la politica nazionale. I vegliardi in doppio petto parlano di cambiamento generazionale e di innovazione, ma quando proferiscono parola su questi temi mi sembrano le caricature di loro stessi. Non ho idea di come stiano i conti italiani e parimenti non so chi abbia operato male e chi abbia governato bene nel corso dei precedenti mandati poiché i dati sull’economia italiana suscitano puntualmente delle controversie che producono confusione, perciò sotto questo aspetto non ho elementi validi sui quali formulare un’opinione politica. Mi pare che il centrodestra e il centrosinistra (per quanto ancora possa valere questa suddivisione) non presentino grandi differenze, inoltre entrambi hanno amministrato la giustizia in una maniera discutibile: chi con un indulto e chi con qualche legge ad personam. Sotto il profilo umano mi diverte molto Silvio Berlusconi, trovo che sia un ottimo showman e tra l’altro ritengo che abbia la proprietà di linguaggio più efficace che si possa riscontrare tra i capi dei partiti. Buona guarigione Italia.
In un programma televisivo del Regno Unito una ragazza ha confessato alla madre i suoi numerosi rapporti sessuali. Sembra che la giovane abbia avuto cinquanta amanti nell’arco di due anni e mi chiedo com’è possibile che una notizia simile trovi spazio sui giornali dato che non è nulla di eccezionale. Non apprezzo chi ha stigmatizzato il comportamento della ragazza e considero ridicolo il coro di dissenso che si è levato a seguito della sua confessione. In un rapporto sessuale ci sono due persone, ma dubito che le parole di chi si è indignato siano state rivolte ad almeno un partner della diciottenne inglese. La mentalità retrograda di una parte della popolazione non riesce ancora ad accettare l’emancipazione della donna e paradossalmente credo che il gentil sesso sia il primo accusatore di se stesso. Sono ancora vergine e per me il sesso è inscindibile dall’amore, ma non trovo nulla di deplorevole nella condotta lasciva di una ragazza che vuole semplicemente appagare i suoi bisogni sessuali. Il punto di vista è sempre la stesso per taluni: se un uomo colleziona molte donne è considerato un grande playboy, ma se una donna ha rapporti sessuali con parecchi uomini è ritenuta una troia da lapidare. Credo che la parità dei sessi debba trovarsi anche nella sessualità e penso che ognuno debba essere libero di fare ciò che preferisce con i propri organi genitali. Spero che un revival del femminismo si aggiunga alla lotta per reprimere la recrudescenza di ogni forma di moralità bigotta.
Torbidume et Orbi: sporcizia politica e cecità cattolica
Pubblicato lunedì 21 Gennaio 2008 alle 07:29 da FrancescoLa scorsa settimana sono avvenuti due fatti piacevoli. In primis la moglie di Clemente Mastella è stata arrestata e questo provvedimento ha regalato agli italiani le dimissioni del ministro della Giustizia, ma immagino che nei vertici delle organizzazioni criminali la notizia sia stata appresa con dispiacere. La questione papale è il secondo avvenimento che mi ha sollazzato negli ultimi giorni e voglio rivolgere un plauso alla frangia realmente laica de “La Sapienza” che è riuscita a respingere l’ennesima ingerenza del Vaticano nella vita pubblica della nazione. I media non criticano mai l’operato del Vaticano dato che sono asserviti alla casta sacerdotale e anche in questa occasione hanno dimostrato d’essere soltanto una cassa di risonanza per i comunicati della Santa Sede. L’Italia è un paese laico solamente sulla carta e buona parte della classe politica non agisce per il bene comune, ma si adopera per ottemperare a una dottrina anacronistica che spesso coincide con gli interessi di poche persone. Il cattolicesimo italiano amplifica i poteri della gerontocrazia e consente una suddivisione oligarchica dei poteri che spesso evoca i principi della democrazia per tutelarsi di fronte all’opinione pubblica. In realtà i principi democratici sono una scusa per consentire alla teocrazia cattolica di non mostrare palesemente il suo dominio in questa nazione. Per il Vaticano è un bene che il Papa non sia andato all’università “La Sapienza” poiché in questo modo è riuscito a catalizzare l’attenzione sull’ex nazista di Ratzinger più di quanto avrebbe potuto fare con una semplice visita e credo che vada riconosciuto alla Chiesa il merito di possedere un’ottima strategia di marketing. L’ennesima querelle tra “fede” e ragione ha trovato un po’ di spazio sulla stampa estera, ma non è stata tratta nella misura in cui l’informazione italiana le ha dato risalto. Rinnovo il mio attestato di stima nei confronti degli studenti e dei professori che hanno difeso una posizione laica piuttosto diffusa che spesso viene bandita dalle televisioni e dalle radio. Il giorno in cui l’Italia riuscirà ad affrancarsi dalla religione e dalla criminalità organizzata tornerà allo splendore che l’ha resa celebre grazie al patrimonio culturale che ha prodotto prima dell’unificazione del 1861.
I miei denti sono sani, ma sono un po’ storti e per questo motivo, alla veneranda età di ventitré anni, ho deciso di portare un apparecchio ortodontico. Una dentatura irregolare può provocare diversi fastidi nel corso degli anni e può minare l’igiene orale, ma ho deciso di correggerla anche per una questione estetica. Non ho mai gradito l’anarchia dei miei denti, perciò sono contento di riportare l’ordine nella mia cavità orale. La dottoressa a cui mi sono rivolto mi ha detto che occorrerà al massimo un anno e mezzo per completare la correzione dentale e la sua stima per eccesso mi ha rincuorato dato che mi aspettavo un arco di tempo più lungo. Sono impegnato anche sul fronte dermatologico, infatti ho intenzione di rimuovere alcuni nei per ridurre il rischio remoto di un melanoma, ma anche in questo caso avrò un guadagno estetico e mi chiedo se la mia prevenzione non sia altro che una scusa per viziare il mio narcisismo. In questo periodo mi sento molto superficiale dato che mi occupo prevalentemente della mia esteriorità, ma non credo affatto che ci sia qualcosa di male nella convergenza tra la mia salute e il mio lato estetico. In altre parole sto facendo quello che avrei dovuto fare quando ero un bambino, ma da piccolo non ne comprendevo l’importanza e poi non volevo perdere i cartoni animati che andavano in onda su Rete37.
Credo che questo blog abbia svolto egregiamente il suo compito introspettivo. In questi due anni la scrittura mi ha aiutato molto e mi ha consentito di migliorare la conoscenza di me stesso. Queste pagine mi hanno causato qualche problema, ma penso che ne sia valsa la pena. La mia vita non è cambiata, ma adesso la conosco più approfonditamente. Sono soddisfatto di quanto ho ottenuto interiormente da ogni virgola che ho appuntato nel mio progetto introspettivo e questo risultato mi rasserena enormemente. Ho intenzione di continuare a scrivere con una frequenza minore per adeguarmi alla diminuzione del materiale di autoanalisi di cui dispongo. Accantonerò per un po’ la lettura e ogni altra fonte di arricchimento culturale per dedicarmi quasi esclusivamente all’attività fisica. Il mio corpo gioisce quando compie qualche sforzo e in questo periodo ne ho particolarmente bisogno per risanare le zone periferiche della mia mente. Penso che lo sviluppo e il mantenimento del corpo e della mente debbano andare di pari passo, ma credo che non sia sempre possibile mantenere un’andatura così regolare. Ho notato che in alcuni momenti l’introspezione rischia di cristallizzarsi in un’analisi ripetitiva e infruttuosa, perciò ogni volta che incomba questo pericolo penso che sia d’uopo sospendere qualsiasi attività di autoanalisi. Ho deciso di non recarmi in India e al momento non ho altri viaggi in programma. Mi sembra strano quanto sto per scrivere, quasi grottesco, ma ne comprendo il significato e l’importanza: credo che io abbia bisogno di stare ancora un po’ da solo.
Interruzione di gravidanza: partiti e partorienti
Pubblicato sabato 12 Gennaio 2008 alle 10:28 da FrancescoMi chiedo se Giuliano Ferrara si interessi alla legge 194 per difendere la sua gravidanza cronica dalle soluzioni abortiste del suo dietologo. A parte qualche voce fuori dal coro mi pare che molti politici siano disposti a modificare la legge in questione e il loro spirito di aggregazione mi ricorda quello di un branco di ragazzi che sia in procinto di compire uno stupro. Se fossi malizioso penserei che buona parte della politica italiana voglia ingraziarsi il Vaticano per fare leva su una certa fetta dell’elettorato, ma dato che preferisco la realtà alla malizia mi limito a dare questo fatto per scontato. Trovo che una discussione sulla legge 194 sia un ottimo modo per innestare la retromarcia culturale in una nazione altamente retrograda come l’Italia, un paese in cui le ingerenze cattoliche sono considerate legittime sulla base di una visione distorta del diritto di partecipazione alla vita politica. Nel corpo umano talvolta insorgono delle patologie gravissime e le conseguenze sono simili a quelle che può generare un teodem in un organismo di governo. La discussione provocatoria, inutile e propagandistica sull’interruzione di gravidanza ricorda ai vivi che l’unica certezza è la morte e credo che non sia una buona idea complicare l’iter a quelle madri che vogliono donarla alle loro gravidanze indesiderate. Forse un giorno l’aborto sarà equiparato all’infanticidio, ma quest’ultimo godrà sempre di maggiore spettacolarità rispetto al primo e probabilmente sarà più tollerato per la sua capacità di saturare i palinsesti televisivi. Non sono un attivista e cerco di intingere le mie parole nel curaro soltanto per appuntare su queste pagine qualche frammento di satira malriuscita.
Finalmente ho trovato qualcosa di nuovo da guardare in televisione. Mi sono appassionato alla serie “City of Men”, una produzione brasiliana che è trasmessa da Cult. La serie narra la storia di due ragazzi delle favelas, Acerola e Laranjinha, ed è stato realizzata dagli stessi autori de “La Città di Dio”. Sono state felice di ritrovare lo stesso tipo di regia che ho adorato nel film succitato e finora ho apprezzato ogni puntata che ho visto. Mi piace il verismo che gronda dalle storie di questa serie e trovo che la recitazione sia incredibilmente convincente, infatti talvolta mi sembra di guardare un documentario sulla vita delle baraccopoli brasiliane e in parte “City o Men” è anche questo. La violenza, l’amicizia, l’amore, la tristezza, la gioia e le scale dei valori della gente emergono nella favela di Acerola e Laranjinha senza edulcorazioni o forzature. Oltre al degrado e alla povertà la telecamera alcune volte mostra anche la bellezza di Rio De Janeiro e il contrasto sociale che appartiene a molte metropoli del mondo.”City of Men” è una serie toccante che ha il pregio di non essere un’opera monocorde ed è per questo motivo che riesce a coinvolgermi profondamente. Sono contento che almeno la televisione privata abbia ancora spazio per prodotti di qualità. Pare che la fiction italiana non riesca ad affrancarsi dalle storie dei carabinieri e dei preti, perciò mi auguro che crolli assieme alle emittenti pubbliche che le danno spazio.
Delirio catartico: gli aborti maggiorenni
Pubblicato martedì 8 Gennaio 2008 alle 06:35 da FrancescoSiamo tutti uguali nella nostra emarginazione e tra i nostri ranghi la classe sociale non ha importanza. Siamo visti con diffidenza dai coetanei a cui non ci siamo mai aggregati perché abbiamo preferito coltivare la nostra misantropia piuttosto che accodarci alle ipocrisie di certe amicizie. Sotto le nostre mani scorrono dischi di ogni tipo e di ogni era nello stesso modo in cui i globuli attraversano i vasi sanguigni. Non partecipiamo alle feste in cui dovremmo recitare una parte del cazzo e le disertiamo con la stessa convinzione di un giovane coscritto che non può tacitare la sua coscienza. Siamo abituati a stare da soli nelle nostre camere nelle quali trascorriamo intere giornate in compagnia di noi stessi, della nostra musica demoniaca e dei vessilli di qualche band che abbiamo eletto come nostra alleata nella catarsi sonora. Abbiamo una forte inclinazione per le tematiche macabre, ma sappiamo amare più di quanto si possa dedurre dai nostri modi. Siamo un esercito senza generali e marciamo con le cuffie in testa mentre tutti gli altri dormono. Rimaniamo fedeli a noi stessi anche quando la vita assomiglia a una copertina dei Cannibal Corpse. Mandiamo a fare in culo chi ci offre un po’ di felicità edulcorata e preferiamo la crudezza del nostro realismo che noi abbelliamo con un immaginario apocalittico grazie al quale riusciamo a sostenere il peso della nostra solitudine costruttiva. Siamo i figli di una rivoluzione personale che celebriamo ogni volta che decoriamo lo spazio attorno a noi con le note distorte e le voci acutissime di qualche album che consideriamo vitale come un pacemaker.
La scorsa notte ho completato la lettura di “A Soldier of the Great War” e sono stato colto da un moto di soddisfazione. A seguito della pubblicazione di questo romanzo Mark Helprin è stato equiparato a scrittori del calibro di Hemingway e Tolstoj e credo che il paragone non sia stato azzardato. Ho seguito la storia di Alessandro Giuliani per ottocentosessanta pagine e sono rimasto affascinato dall’equilibrio drammatico della narrazione. Se avessi avuto una padronanza maggiore dell’inglese probabilmente avrei provato a tradurre il libro in italiano, ma il timore di stravolgere il testo con qualche errore madornale mi ha allontanato da questa idea costruttiva e di conseguenza mi sono limitato a leggerlo con la stessa passione che emerge dalle sue pagine. Suppongo che Mark Helprin abbia compiuto molti sforzi per documentarsi sull’Italia dei primi anni del ventesimo secolo, infatti le sue descrizioni sono più precise di quanto lo possano essere quelle di certi italiani. Prima di iniziare a leggere “A Soldier of the Great War” avevo promesso a me stesso che avrei scritto una e-mail al professore Sands dopo la lettura del libro. Ricordo ancora il pranzo casuale all’aeroporto di Seoul con questo docente universitario del Montana e non ho dimenticato l’ammirazione inizialmente ingiustificata che provavo nei suoi confronti: grazie signor Sands.