L’anno corrente è giunto al capolinea e ogni evento che si è verificato nel corso dei suoi dodici mesi è in procinto di andare in pensione nei registri, nei diari, nelle pagine dei libri di storia e in forme analoghe di archiviazione. Quest’anno alcune persone sono morte e altre sono nate: le prime saranno ricordate e le seconde ricorderanno in futuro qualcosa che deve ancora accadere. Il primo gennaio è come il trentuno dicembre ed entrambi sono dei giorni come gli altri. Il passato non può essere cancellato né riscritto, ma può essere ignorato da chi non vuole accettarlo per saltare le lezioni fondamentali delle frustrazioni. Uno studente non dovrebbe essere indisciplinato qualora l’introspezione sia la sua materia e un equilibrio appagante il suo fine. Non è facile bocciare se stessi e forse è ancora più arduo promuoversi a pieni voti quando i propri meriti combaciano perfettamente con la realtà. Non sono dominato da ciò che galleggia nel calderone della quotidianità e ancora una volta riconosco l’importanza marginale delle parole. Lodo chi compie delle rinunce ch’egli non considera tali per amare qualcuno, chi riesce a odiare con l’indifferenza, chi sottrae le sue passioni dalle passerelle delle discussioni prolisse e chi non si lascia ingannare dai giochi di luce dei cambiamenti emotivi. Il tempo è sempre lo stesso e l’intelletto di ognuno sceglie come decorarlo. Non vedo l’ora di sfogliare con le mie azioni le dodici pagine del calendario gregoriano.
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