Le notti invernali sono fantastiche e nella loro brevità i miei soliloqui trascurabili acquisiscono un aspetto romantico. Il tempo cancella le sue stesse tracce per mantenersi giovane, ma la sua vanità non condiziona il corso degli eventi e si limita a complicare le vite degli esseri umani. La percezione dei giorni, delle settimane e dei mesi talvolta viene distorta dall’emotività, perciò non mi sorprendono i comportamenti senescenti di coloro che devono ancora tagliare il traguardo della loro seconda decade. Dubito che si possano fare progetti a lungo termine per la propria felicità, ma credo che quest’ultima possa essere protratta fino all’ultimo respiro qualora se ne accetti la precarietà. Non mi chiedo quando una scarica di beatitudine attraverserà la mia spina dorsale perché non voglio che il desiderio di gioire superi la gioia. Dall’assenza del bene non consegue necessariamente la presenza del male e parimenti è difficile comprendere e accettare che la mancanza di un rapimento emotivo non corrisponda per forza di cose agli abissi angoscianti dell’afflizione. Credo che taluni preferiscano dare una connotazione negativa al vuoto piuttosto che affrontare la sua incognita. La parola “vuoto” ha anche un’accezione negativa, ma il vuoto è molto di più di quanto possa essere identificato da un aggettivo. Fluttuo nel vuoto e non sono triste.
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