I rimasugli soleggiati di dicembre vengono sferzati dal vento. I piccioni setacciano le strade, i tetti e le terrazze. Questi primi pomeriggi d’inverno sono avvolti dal freddo e dalle festività, ma la morsa del gelo non è molto forte nella mia provincia. Non ho ancora acceso il riscaldamento e ho intenzione di concedere un anno sabbatico ai termosifoni. Mi piace il rigore della mia abitazione e adoro il modo in cui mi stimola a dormire tra due coperte di lana e un lenzuolo rosso. Non amo il tepore artificiale che viene prodotto dalla combustione del gasolio e non sento neanche il bisogno di saziare il mio camino dormiente con pezzi di legno. Credo che l’abitudine costante al comfort talvolta ottunda la percezione dei cambiamenti ineluttabili e penso che questo avvenga per incentivare il vano tentativo di placare i timori naturali che ogni mutamento porta con sé.
Con un segno di comando ristabilisco un punto d'equilibrio. Non v'è in me prossimità alcuna:…
Non amo i visi lunghi nel duplice significato dell'espressione e anche a quest'ultima mi riferisco…
Mi avvalgo della facoltà di respirare, ma secondo i crismi del pranayama. Non ho le…
Preferisco un sano pragmatismo alla maggior parte di convinzioni ideologiche, dunque non è per l'astratto…
Muovo verso le idi di marzo senza una ragione valida per chiamarle tali. Certi miei…
Ci sono dei giorni in cui l'abbraccio di una principessa mi farebbe proprio comodo, o…