Sono in piedi dalle undici di ieri sera. Sono uscito di casa prima delle due di notte e sono montato in auto con una destinazione precisa in testa. Ho sistemato il mio navigatore, ho acceso l’autoradio e mi sono diretto verso Bologna. Ho sorpassato diversi veicoli e ho superato l’antagonista mesta della mia ombra. Ho percorso centinaia di chilometri per respirare la stesso smog di L. e sono tornato indietro dopo un paio di ore nel corso delle quali ho vagabondato per i paesini limitrofi. Per l’ennesima volta nella mia vita ho cacato in mezzo a un campo e mi sono sentito straordinariamente libero con la mia defecazione glaciale. Durante il ritorno e con l’ausilio della luce diurna ho ammirato i paesaggi imbiancati che fiancheggiano l’Autostrada del Sole e ne sono rimasto affascinato: ovunque voltassi lo sguardo ogni cosa era candida e ordinata. Non ho una meta tranne quella biologica e la mancanza di un punto di arrivo è il propellente che alimenta i miei movimenti privi di senso. Di notte mi sembra che ogni tir faccia parte di una carovana triste e qualunque galleria vagamente illuminata mi ricorda la descrizione di un tunnel che ricorre spesso nei racconti di coloro che sono stati in coma. Il video che si trova ai piedi di queste parole è “Sleepless Nights” di King Diamond e penso che sia ottimo per concludere questo breve resoconto.
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