Ieri mattina due uomini si sono presentati alla mia porta e appena ho scorto le loro figure ho compreso la natura propagandistica della loro visita. Ho fatto accomodare per la terza volta una coppia di Testimoni di Jehovah e come al solito non ho eluso il confronto con loro. Memore degli incontri precedenti sono riuscito ad anticipare alcune frasi dei miei interlocutori e ho schernito un po’ la loro fede senza offenderla. Ho condotto la conversazione pacificamente, ironicamente e l’ho arricchita con qualche aneddoto personale sui miei viaggi e sulla mia verginità. Ho trascorso piacevolmente una parte del mio tempo mattutino con i miei due ospiti, ma costoro dopo tre quarti d’ora sono dovuti andare via e mi hanno promesso di tornare in futuro. Prima che le coppia se ne andasse le ho rivolto un paio di domande. Ho chiesto qualche informazione sull’inesattezza delle previsioni apocalittiche de “La Torre di Guardia” e sulla questione delle trasfusioni di sangue, ma i due hanno rimandato le risposte dato che erano in procinto di uscire. Per me i Testimoni di Jehova sono un ottimo sparring partner con cui allenare la mia dialettica e non rinuncio mai a uno scambio di opinioni con loro né con altri a meno che non intervengano cause di forza maggiore. Dalla Corea del Sud all’Italia e viceversa ho calamitato più di un proselitista. Mi chiedo se la mia estraneità a ogni credo sia messa in evidenza da qualche neon colorato.
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