Dicembre evoca sempre un mostro terribile dal mio vuoto emotivo e sono costretto a combatterci per impedire che la tristezza colonizzi il mio umore. Mi oppongo allo sconforto, ma talvolta devo riconoscere l’efficacia delle sue stoccate. Amo la mia vita e non la idealizzo, ma trovo che sia romantica la lotta che conduco per proteggerla dal dominio delle afflizioni. La mia esistenza non ha un senso e non pretendo che lo abbia, ma la seguo ugualmente passo dopo passo e cerco di arricchirla in modi diversi per ottemperare all’esigenza personale di migliorarmi. Sono ancora giovane, ma non faccio affidamento sulla mia età e non mi ritraggo dalla contemplazione delle evenienze più tetre che pendono sul mio futuro. Devo preparami ad affrontare la vecchiaia con estrema lucidità se voglio concludere con decoro la mia vita e questo comporta un’accettazione completa della fine dell’esistenza, ma ogni tanto ne resto inquietato perché si tratta di un concetto troppo pesante per la mia giovinezza e s’addice di più a un’età veneranda. Cerco sempre di giocare d’anticipo per attutire l’impatto dei grandi cambiamenti a cui è soggetta la vita, ma questo modus operandi ha un costo emotivo molto alto. Me la cavo bene con l’introspezione e mi ritengo fortunato.
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