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Dialogo sui massimi sentimenti del mondo: prima parte

Pubblicato giovedì 29 Novembre 2007 alle 23:51 da Francesco

Alcune volte la vita (o una sua sosia) induce le persone a usare nocivamente il loro libero arbitrio e non è raro che le scelte viziate da un giudizio sbagliato provochino divisioni profonde come la Rift Valley. Il mondo è cosparso dai problemi della collettività umana che lo popola e alle difficoltà di carattere globale si aggiungono quelle individuali che hanno la stessa radice delle prime. Sotto alcune bandiere si cerca un modo per non morire di fame e sotto altre si aspira a mangiare insieme: su quest’ultima questione vertono le righe seguenti. Nel corso di una notte invernale due voci si incrociarono attraverso l’etere dopo molto tempo dalla loro ultima telefonata. I toni furono pacati, l’atmosfera divenne surreale e le frasi che fuoriuscirono dalle bocche dei protagonisti assomigliarono alle note finali di un tenore nel giorno della sua ultima esibizione, ma la loro natura fu totalmente diversa.

M: Non pensavo che fossi ancora viva. A cosa devo questa telefonata inaspettata? Hai sbagliato numero o ti serve un rene?

D: Non fare lo stronzo, per favore. Avevo voglia di risentirti e ti ho chiamato.

M: Come mai questo desiderio improvviso? Pensavo che avessi trovato la felicità nei tuoi progetti futuri.

D: Mi sto dando da fare, ma sto procedendo a rilento. Tu come stai?

M: Bene, come al solito, o no? Fammi la grazia di non domandarmelo come se ti interessasse realmente.

D: Non mi chiedi come sto?

M: No, perché lo so già. Se mi hai chiamato significa che stai male e se mi concedi due possibilità posso indovinare il motivo del tuo malessere. Me la cavo nel gioco d’azzardo.

D: Non cambierai mai, vero? Non sai come si tratta una donna e non riesci a capire quanta forza ho dovuto trovare per chiamarti…

M: Hai ragione, ho poca dimestichezza con il gentil sesso e troppa confidenza con il mio pene.

M: Lascia che ti dica una cosa. Tu vuoi che io ti seduca, pretendi che io ti dimostri il mio amore in modo plateale, vuoi sentirti desiderata fino all’eccesso, ma non ho intenzione di imitare Gesù di Nazareth per appagare i tuoi capricci adolescenziali e poi le corone di spine sono terribilmente démodé.

D: Sei buffo e forse hai ragione, ma riesci ugualmente ad avere torto con il tuo atteggiamento del cazzo.

M: Tu non vuoi un ragazzo, ma pretendi che una controfigura di Humphrey Bogart affitti un aeroporto per la tua incommensurabile voglia di teatralità.

D: Quello è il sogno di ogni donna, ma a me basterebbe che tu facessi qualcosa di concreto invece di parlare a vuoto.

M: Come siamo arrivati a questo punto? Pensavo che tu avessi trovato qualcun altro, ma forse lo hai conosciuto durante uno sciopero degli aerei.

D: Che palle. Senti, ho il cellulare scarico, mi puoi chiamare tra cinque minuti per favore? Ho bisogno di parlarti.

M: Ah, pure? Va bene, a dopo.

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