Manca meno di un mese all’inizio dell’inverno e la mia vita continua a scorrere quietamente tra le pagine di un libro e la freddezza metallica del mio bilanciere. Ogni tanto provo a immaginare qualche effusione con l’ausilio di un cuscino e altre volte sono contento di vivere da solo. Finalmente posso utilizzare la mia patente di guida, ma credo che né la mia Lancia Y né i suoi dieci anni siano indispensabili per la mia libertà dato che posso raggiungere a piedi o in bicicletta ogni mausoleo burocratico. Durante la mia permanenza in Corea del Sud avevo previsto l’andamento pachidermico della stagione autunnale, perciò non sono rimasto sorpreso dalla staticità degli ultimi mesi. Le mie giornate trascorrono velocemente e talvolta mi sembra di non vivere nonostante tenga occupato il corpo e la mente. Mi sento appagato in alcuni ambiti della vita sebbene io non abbia mai conseguito risultati degni di nota. Spero di vivere a lungo e mi auguro di rimanere lucido fino all’ultimo momento della mia esistenza, ma se domani dovessi morire non me la prenderei con le coincidenze. Adoro la vita, ma tendo ad assaporarla senza sale. I miei aneliti più intensi si sono assopiti, ma immagino che in futuro possano risvegliarsi e nel frattempo evito di disturbare il loro sonno. Credo arrogantemente che ogni tassello della mia vita sia al suo posto e vivo come un alunno che attende felicemente la fine dell’ultim’ora per captare il suono isterico della campanella, ma suppongo che la quiete sia soltanto una pausa apparente ovunque il cambiamento perenne costituisca il perno della realtà . Non temo il futuro, ma ogni tanto il presente mi annoia e qualche volta lo trovo prosaico.