Quattro ruote, due pedali e una mente
Pubblicato venerdì 23 Novembre 2007 alle 02:49 da FrancescoPrima di guidare metto le mani sul volante e levo ogni peso dalla coscienza. Esco lentamente da un parcheggio e sfilo sotto le luci arancioni che sono deputate a indicare una via senza fine ai raminghi notturni. I miei pensieri volano ai lati dell’auto all’altezza degli specchietti e le loro evoluzioni non rassomigliano affatto a quelle di una descrizione paesaggistica piena di gabbiani, ma ricordano il transito oscuro di un pipistrello intimorito dalle fobie che alloggiano nei crani dell’homo sapiens. L’asfalto indossa gli stracci della notte e tenta vanamente di abbellirsi con gli orpelli lunari quando il cielo glielo consente. Accelero lievemente per non sorpassare i limiti della prudenza e seguo con lo sguardo un veicolo che sparisce nel buio assieme ai suoi fari. Il vento spira forte, ma le folate non riescono a piegare lo stelo fragile di una parte della memoria. Nel cuore della notte un distributore deserto emana un senso di desolazione che svuota i serbatoi delle aspirazioni individuali. Le ore piccole ingigantiscono ogni cosa e deformano il corso delle riflessioni. I fuochi fatui indicano la strada del ritorno, ma il punto di partenza e il motivo della sua ubicazione restano sconosciuti anche sotto la luce solare. Può risultare difficile capire dove andare senza conoscere la propria provenienza e può apparire altrettanto arduo annotare queste righe senza dare peso agli strascichi di banalità apparente che le seguono. Effettuo delle manovre semplici e spengo l’auto prima di scendere nel punto dal quale sovente mi stacco da terra per mettermi alla guida di un loop. Il cambio automatico mi consola.