Seguimmo puntualmente e inconsapevolmente le tracce di alcune coincidenze per incontrarci in un momento inaspettato. Ci lasciammo alle spalle i confini dell’indifferenza e valicammo una nuova forma di entusiasmo. Le nostre personalità si aprirono spontaneamente come certe presenze floreali durante la stagione primaverile. Le pulsazioni superarono le soglie precedenti, la mente indisse un festeggiamento mai visto prima, le giornate diventarono degli intervalli di tempo tra le funzioni vitali e le esplosioni di gioia, ma d’un tratto tutto scomparve come un’antica città degli abissi e sembrò lo scherzo da prete di un periodo ateo. Buttammo le nostre mutue speranze e le loro cornici. Tu non pagasti il dazio e io ti voltai le spalle quando facesti un passo verso un nuovo pilastro emotivo. I cardini del nostro idillio potenziale caddero senza fare rumore, infatti ci allontanammo silenziosamente e continuammo le nostre esistenze come se fosse veramente successo qualcosa. Vissi il prologo di una nuova era, ma restai ancorato alla staticità antiquata del presente. Rimontai sul mio Panzer per prendere a cannonate il passato e per farmi strada in direzione del tempo. Non ebbi modo di mostrarti il mio lato concreto e per questo motivo tu moristi nella mia memoria e continuai a chiedermi se alcuni sciamani dicessero il vero nei loro discorsi sulla reincarnazione ante mortem: un cominciamento nuovo e inatteso sulla falsariga del precedente.