Un corpo nudo si muove lentamente sopra un’altura verdeggiante. Gli arti tracciano linee eteree ed eseguono con precisione una danza scheletrica. Un derviscio siede sopra una roccia e muove lievemente il capo per mostrare il suo consenso verso i movimenti delle nudità . I venti trasportano i sibili notturni del genere umano. Il tempo orchestra i gemiti delle tre dimensioni e rivisita alcune sinfonie antiche per attualizzarle. Le acque cristalline dei ruscelli trasportano lembi di pelle mentre un oceano sconosciuto si occupa di spingere alla deriva i sogni dei suoi bagnanti. L’entusiasmo affoga in un momento e riaffiora dopo un decennio nello stesso punto. La superficie marina nasconde i relitti che si trovano sui fondali: rottami inabissati e dimenticati. Ogni tanto un vascello incorre in una tempesta ormonale e perde il suo carico di gioia. La calma dell’acqua ammutolisce qualsiasi tipo di disperazione senza calmarla. Le memorie possono erodere le ossa come il mare erode le spiagge. Una madonna canuta si trova in ginocchio su un promontorio mentre la brezza scuote il suo chador. Ella ha le mani giunte e il capo chino, ma non si rivolge al suo dio né al pantheon che lo circonda, bensì affida un altro tipo di preghiera all’apparente infinità dell’orizzonte e nello stesso momento una fotografia versa qualche lacrima sopra la sua cornice.