Ieri sera ho parlato al telefono con una ragazza emiliana di quarant’anni e ho ricevuto una proposta di lavoro piuttosto interessante. Il suo modo di parlare e il suo lessico mi hanno ricordato L. tanto che alla fine le ho chiesto: “Sei mai stata a Viserba?”. Lei ha riso e mi ha risposto: “Sì, ci andavo da piccola, al mare”. A parte l’amarcord (parola guarda caso romagnola) non sono ancora certo di ottenere questo lavoro poiché prima devo sottopormi a un breve periodo di formazione e non ho la certezza di superarlo. L’attività in questione è retribuita bene, ma richiede pazienza e dedizione per dei periodi che possono variare da alcune settimane a un paio di mesi. Mi auguro che le mia conoscenza spartana dell’informatica sia in grado di aprirmi le porte di questa avventura. Ormai ho troppa esperienza per temere i fallimenti, perciò non mi preoccupo della possibilità di non essere all’altezza della situazione. Non ho bisogno di denaro, ma vorrei ottenere questo lavoro per fare qualcosa di diverso. Al momento non ho intenzione di scendere nei dettagli dell’impiego che mi è stato proposto, però mi auguro di trattare nuovamente questo argomento con l’entusiasmo dell’assunzione. Tra qualche settimana saprò se dovrò prepararmi a partire o se potrò continuare ad adempiere alle mie azioni quotidiane, ma in ogni caso mi sentirò bene e suppongo che questa sia la cosa più importante.
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