Un uomo malato di cancro passeggia in un giardino imbiancato mentre un pupazzo di neve lo guarda immobile e suda freddo. Il cervello di un suicida sborra sangue e non riesce a venire a capo delle sue volizioni. In una notte senza luna una donna propaga le sue urla a lungo e manda in frantumi tutte le vetrate del suo castello di carte. Le radici della discordia crescono e si snodano sotto i pavimenti degli alveari umani. Un giovane laureando lancia le sue proposte, ma rimbalzano tutte sopra dei muri di gomma e la sua insistenza assomiglia all’apatia di un carcerato che trascorre il tempo a tirare una pallina da tennis contro una parete della sua cella. Un drogato assume la sua razione quotidiana di curaro e pensa di essere in trance mentre attende il suo turno per morire, ma in realtà si trova nella sala d’attesa in cui si adunano tutte le comparse del malessere. Un bambino si getta dal balcone perché fiuta il futuro che lo attende e dopo essere morto lascia credere alla madre che abbia compiuto il suo ultimo gesto per intraprendere la carriera di serafino. Il coma di un perditempo è un atto di ribellione del tempo che decide di perdersi da sé nell’assopimento dei sensi invece di farsi bistrattare dal suo affittuario.
Mi appoggio ai silenzi che si susseguono senza soluzione di continuità, tuttavia con la stessa…
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