L’atmosfera novembrina avvolge il mio umore e dall’altezza delle guglie interiori osservo con indifferenza una nube nera che si dirige verso di me per sorvolare alcuni dei miei mesi. Non posso imputare nulla alle avversità del silenzio e accetto il loro transito naturale come accetto un giorno di pioggia. Paziento nel presente e dal futuro mi aspetto soltanto la sua venuta. Gioisco in modo anomalo per delle inezie quotidiane e passeggio in equilibrio sulla linea della vita. Conosco benissimo la mia voce e talvolta la divido in due per dialogare con me stesso. Non si arresta mai il moto perpetuo che anima la fabbrica dei miei pensieri e sopra queste pagine riverso una quantità ingente di essi per evitare di ritrovarmi costantemente con un surplus mentale. Le riflessioni sterili gonfiano il mio cranio come una mongolfiera e ogni tanto mi capita di salire rapidamente in uno stato dell’attività cerebrale che risulta totalmente dispersivo. Mi arrampico sopra gli specchi che riflettono i miei limiti e cerco di raggiungere il vertice di questa struttura piramidale con le ventose della volontà. Ambisco ad arrivare a un punto dal quale sia necessario ambire a qualcosa e nel frattempo continuo la scalata che ognuno compie tra cadute rovinose e passi da gigante al di sopra dell’età anagrafica.
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