L’esperienza è una sarta rozza che usa le cicatrici per cucire la personalità , ma credo che un portamento particolare della volontà individuale possa compensare i difetti di un abito confezionato in modo maldestro. Il bavero sgradevole di questo indumento costringe alcuni dei suoi proprietari ad alzare le loro teste per osservare la tracotanza delle loro pretese. Qualcuno ritiene che basti non essere amati per pretendere di farsi amare, ma suppongo che occorra qualcosa in più. Penso che sia facile lamentarsi qualora non si abbia nulla e trovo che sia ancora più facile nel caso in cui si possegga tutto. Mi sembra che le ricerche ossessive ogni tanto rivelino un disinteresse totale verso l’oggetto apparentemente desiderato e mi pare che in casi simili si possa notare un attaccamento morboso verso il piacere di trovare qualcosa per iniziare a cercare qualcos’altro, ma probabilmente taluni vedono in questo processo ripetitivo una via per l’immortalità nello stesso modo in cui un bambino può scambiare un pezzo d’ottone per un pezzo d’oro. Esistono molti espedienti per sfuggire alla paura ingiustificata della propria finitezza ed è un peccato che nessuno di essi funzioni. La sofferenza affina la sensibilità e quest’ultima può essere utilizzata per recidere la carotide di un innocente o per incidere il proprio nome nella mente di una persona colpevole d’amare.
Parole chiave: amore, atelier, cuciture, introspezione, solitudine