Le giornate mi ipnotizzano sopra le pianure spoglie delle ore. Qualche volta parlo con me stesso senza prestare ascolto a quanto dico. Non posso concedermi il lusso di dare un significato ai miei sforzi e allora continuo ad accumulare nozioni ed esercizi fisici. Tampono le emorragie del tempo con quello che ho a disposizione e ogni tanto alzo lo sguardo per assicurarmi che il cielo non si abbassi. Quando ruoto le mani trovo soltanto delle linee interpretabili dalle zingare e noto uno spazio vuoto ogni volta che porto lo sguardo all’altezza dello sterno. Non capto segnali anomali e paziento silenziosamente da un capo all’altro dei miei movimenti. Non attendo qualcosa, e non ho l’aspetto di uno che aspetti ciò ch’egli crede che gli spetti. Non stringo patti né petti, ma accudisco la mia lucidità per evitare che l’immaginazione mi renda pigro. Non sono arrendevole e rianimo i momenti morti mentre dei pensieri appuntiti mi fanno grondare sangue dal cranio. Il mio kit di sopravvivenza è composto dalla musica, dalla lettura, dalla scrittura e dall’esercizio fisico, ma è il mio amore smodato e inespresso per la vita che mi solleva dai precipizi quando il mio volo si fa troppo radente. Scanso delicatamente la mia introspezione nel momento in cui si frappone tra me e la visione degli eventi che condizionano le vite dei miei simili. Faccio parte di un mondo in cui i numeri inducono la gente a constatare sulla propria pelle la legge di gravità. Le manovre errate della mia esistenza sono inezie al cospetto di un mutuo contratto senza lungimiranza o di una malattia contratta consenzientemente, perciò mantengo alto il livello della mia attenzione e continuo a planare tra la bellezza e la sua antitesi. Uso le storie maledette come magneti per attirare la mia attenzione su determinate vicende e per non imbattermi nei drammi che sono già stati portati in scena da altre persone. Ogni giorno guadagno esperienza e ne investo buona parte per tutelarmi contro la mestizia. Non dispenso consigli, ma ogni tanto ne raccatto uno dei miei. Credo che la vita sia un passatempo stimolante.
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Dopo parecchie considerazioni 'tenebrose' ritorno a leggere un termine positivo: stimolante.
Mercoledì sono andato a Firenze perchè ero invitato ad un incontro 'di ringraziamento' da parte di una rappresentanza istituzionale cittadina, quindi mi sono detto...parto nel pomeriggio presto e vado a vedere la contestatissima 'Miss Kitty' per fotografarla (se non lo sai parlo della rappresentazione del Papa in versione 'travesta' esposta alla mostra curata da Vittorio Sgarbi che si intitola 'Arte e omosessualità) e così ho fatto - mi sono divertito a inviare le foto a varie persone per vedere la reazione - dopodichè appena uscito dalla 'mostra' sono stato fermato per un'intervista-parere alla domanda ...'la mostra le è parsa 'forte'?... io ho risposto di no, che non mi è parsa assolutamente 'forte'...anzi, scarsa e cara di prezzo di ingresso.
Continuando a camminare ho incontrato Piero Pelù (Liftiba) sotto Palazzo Medici Riccardi che parlava con altre persone e ho continuato senza fermarmi per poi ritrovarmi dopo un quarto d'ora ad entrare in un negozio alla ricerca di un film introvabile dove ho ritrovato il Pelù che parlava con il proprietario, a quel punto ho chiesto di potermi fare una foto con lui (la prima non mi è piaciuta e ne ho richiesta un'altra).
Era ancora presto per l'appuntamento e sono entrato al Bar Revoire in Piazza della Signoria e ho incontrato un amico di Pisa con il quale mi sono fermato pochi minuti perchè mi era venuta la voglia di andare ad incetta di campiocini di profumi (che non uso) nei negozi di Via Tornabuoni (Gucci, Prada, Ferragamo, Armani e Pucci) per poi finalmente dirigermi all'appuntamento al Bar 'Le Giubbe Rosse' dove mi sono ritrovato con un gruppo fornito di persone a concludere la serata prima del ritorno a casa trascorso sul treno a leggere un racconto di Louis Menard 'Il Diavolo al Caffè' e 'Il giocatore generoso' di Charles Baudelaire.
Mi sono divertito nella varietà dei momenti e li ho trovati tutti 'stimolanti' per me stesso da prospettarmi il giorno dopo da trascorrere con la tranquillità del ricordo di un pomeriggio piacevole.