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La parte noiosa dell’imbecillità

A me non piace chi sposa delle cause nobili per acquisire un po’ di consenso e non mi piacciono nemmeno coloro che tentano a tutti i costi di fare gli anticonformisti. Provo un senso di forte repulsione nei confronti delle persone che angustiano il prossimo con i loro strali verso le istituzioni e non mi riferisco a chi si batte concretamente e in sordina per i diritti della propria categoria, ma il mio disprezzo è rivolto contro quelle anime in pena che provano a dissacrare ogni cosa per sentirsi qualcuno nel loro mondo immaginario e in particolare punto il dito (anche se preferirei puntare una Colt) verso chi mi contatta per descrivermi la sua personalità “complessa”. Comprendo chi manifesta la proprie opinioni e ammiro chi lo riesce a fare con estro, ma invoco la pulizia etnica per chi infastidisce il suo prossimo con sproloqui ripetitivi e molesti. Adduco un esempio anticlericale per spiegarmi meglio. Sono d’accordo con chi mostra un dissenso forte nei confronti della Chiesa e del suo capomafia, ma quando tale dissenso si ripete in modo sterile allora mi rendo conto che la persona che lo esprime lo fa unicamente per darsi un tono e per cucirsi addosso un’identità rivoluzionaria. A differenza di qualcuno credo che le rivoluzioni non si facciano con le parole né con le magliette di Che Guevara che pendono dalle bancarelle, bensì con i fucili, dunque mi aspetto che il buffone di turno imbracci un’arma e faccia fuoco sul pontefice a patto che il suo astio ossessivo sia reale. Ci sono molti esempi simili a quello che ho riportato in queste righe. Alcune persone parlano, parlano e parlano, ma sono poche quelle che agiscono e le restanti si limitano a masturbarsi con il loro anticonformismo apparente, stupido e banale anche qualora abbia una parvenza criptica. Trovo che parecchi individui “impegnati”, che si autoproclamano artisti e uomini d’ingegno, possano essere rappresentati dalla classica figura del radical chic, inoltre una buona parte di costoro non riesce nemmeno a scrivere decentemente nella propria lingua. Attenzione: io non ritengo di avere una buona padronanza dell’italiano e non tedio i miei simili con le mie idiozie. Questo breve scritto è un invito scolpito nella merda e recita quanto segue: “Si prega la Signoria Vostra di non rompermi le palle con la dietrologia né con altre forme di coglionerie che servono da succedaneo per colmare i vuoti esistenziali. Confidando nella Vostra fattiva collaborazione, Vi invio un cordiale saluto”.

Francesco

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  • In questo caso, visto che stai scrivendo su un blog e non stai inviando niente, la formula finale corretta sarebbe:
    - Confidando nella Vostra fattiva collaborazione Vi porgo un cordiale saluto.

    - Confido nella Vostra fattiva collaborazione. Cordiali saluti.

    - Confidando nella Vostra fattiva collaborazione. A Voi tutti un cordiale saluto.

    - Confidando nella Vostra fattiva collaborazione Vi estendo un cordiale saluto.

    Sinceramente, in considerazione degli scarsi commenti, non si capisce bene a chi ti rivolgi anche se in questo scritto mi trovi in piena sintonia.

  • La chiusa è volutamente in forma di invito (come in certe istanze cartacee) e il "voi" è utilizzato ironicamente come terza persona singolare.
    Non mi rivolgo tanto ai commenti quanto alle e-mail.

  • Non capisco...le persone che ti scrivono le mail (scrittura privata), suppongo che ti considerino una 'discarica' che accetta tutto oppure un 'santone'. Ti scrivo ciò perchè il tuo soprascritto sembrerebbe più uno sfogo in 'pubblico' a questo punto.

    Come mai questi autori di mail 'private' si nascondono invece di avviare 'pubblicamente' (su questo blog quasi personale che accetta commenti) uno scambio di 'apertura'? Forse sono davvero...
    'anime in pena che provano a dissacrare ogni cosa per sentirsi qualcuno nel loro mondo immaginario'...

  • Non è uno sfogo, ma si tratta di un riassunto che mi servirà in futuro per rispondere celermente a certa gente.
    I commenti che non pubblico generano e-mail e comunque non sono numerosi.

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