Le ore di luce diminuiscono, le temperature si acquietano e il proprio fiato accarezza le mani. Qualcuno approfitta del clima per congelare i suoi ricordi e qualcun altro seppellisce ogni sua memoria sotto grandi lastre di ghiaccio. I venti gelidi trasportano silenzi distorti e spazzano via le ceneri dei fuochi fatui. Il freddo avvolge la carne e il motore extracorporeo che la anima. Le menti sublimi emigrano assieme agli stormi delle loro riflessioni alate. Le caldaie borbottano in completa solitudine, i camini lavorano il legno con abnegazione incendiaria e le stufe bruciano tutto ciò che riescono a inghiottire. Le cappe aiutano i fumi nell’ultimo passo verso l’alto e nella stessa direzione si volgono gli sguardi di chi inclina il collo per cercare una figura divina in mezzo alle nubi novembrine. Il tempo non si arresta mai a differenza del cuore malato di un uomo anziano. Le catene da neve si abbinano perfettamente con la palla al piede che lega a terra i sognatori desti. La bellezza di un letargo umano è racchiusa negli abbracci di un’unione sottocoperta mentre tutto il resto orbita velocemente tra giorni febbricitanti e attese temperate. I corpi indossano indumenti pesanti per nascondere le zavorre interiori dei loro proprietari. Le lampade sostituiscono le sfumature estive e proiettano ombre avvilite sopra il pallore delle mura domestiche.
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