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La prossima telefonata di V.

Prima o poi V. mi telefonerà di nuovo nonostante le abbia chiesto di non farlo più e quella notte, per la prima volta, la insulterò pesantemente. Ogni mio addio nonostante le incertezze iniziali deve durare tutta la vita come un mutuo inestinguibile. Quando conobbi V. le dissi subito: “Noi non potremo mai essere amici, ricordatelo”. Per me non è stato facile allontanarmi da V. ma non avevo altra scelta. V. non è una stupida e possiede un cervello funzionante. Un anno fa durante una sua telefonata inaspettata mi disse: “Sai, forse sapevo dall’inizio come sarebbero andate le cose”. Anch’io lo sapevo ed è per questo motivo che ne ho cercato la conferma prima di accettare la realtà. Mi è rimasta impressa una cosa che V. mi ha detto circa un mese fa nel corso della nostra ultima conversazione: “Tu hai conosciuto la mia parte migliore e non capisco perché tu veda in me qualcosa di buono, io non mi sento così”. Ho buttato molti nomi nella foiba del passato e ogni tanto mi chiedo se sia stato giusto. Non voglio rapporti annacquati e preferisco prolungare gli insegnamenti della solitudine piuttosto che arenarmi sull’ipocrisia di un sentimento modificato artificialmente. V. è scomparsa dalla mia esistenza per sempre nonostante il suo nome appaia ogni tanto tra queste pagine di cui lei non conosce l’esistenza. Penso che la forza del proprio carattere stia anche nell’accettare la morte di qualcuno che è ancora in vita per non scendere a compromessi con i propri sentimenti. Non è semplice lasciarsi le persone alle spalle, ma forse è l’unico modo per valorizzare chi rimane al proprio fianco e finora solo la mia volontà mi è restata vicina, perciò lode a lei e alla sua devozione.

Francesco

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  • non ti scriverò più, anche se non ti interessa, ma da quello che leggo - attenendomi allo scritto - ho la riprova che sei tu che vuoi vivere da solo.
    i rapporti si costruiscono con 'umiltà' e 'sincerità' senza gradini sotto i piedi.
    aspettare una telefonata per dare sfogo agli insulti significa offendersi e insultarsi da soli, se questo rappresenta il risultato della devozione alla tua volontà.
    devozione! è questo che vuoi dal prossimo!
    buttando il prossimo nelle foibe - e già le parole dicono abbastanza : buttare il prossimo e foibe - e preferire l'orsetto nazista...
    sei duro con te stesso, e te lo dice chi ha più esperienza di te nella vita, e rimpiangerai questo tuo essere quando ti 'sveglierai' e ti renderai conto che non hai fatto 'sforzi autentici' verso il prossimo che si è aperto e confrontato (ha avviato un rapporto).
    cosa pensi che gli altri non abbiano pensieri o sentimenti? che gli altri non abbiano le stesse difficoltà tue nel farli emergere? che gli altri sono inutili e 'vuoti'? che gli altri non pensino?
    scrivi bene e rifletti molto...ma sei cattivo con il mondo.
    è facile stare alla finestra e giudicare e sentenziare...mantenuto e sputando nel piatto in cui mangi.

    anche se non rispondi è uguale tanto sarebbe la risposta di un 'superbo'.

  • Vedi Bruno, tu pecchi di saccenteria.
    Insulterò V. se infrangerà la promessa che mi ha fatto di non chiamarmi più (su mia richiesta).
    Non devo sfogarmi con V. né con nessun altro e gli insulti sono solo un metodo per slacciare quel rapporto che lei vorrebbe e di cui io, fin dall'inizio della nostra conoscenza, le ho rammentato l'impossibilità.
    Tu scrivi in preda all'impulsività.
    Non voglio devozione dal prossimo, ma pretendo che le mie scelte vengano rispettate.
    Non ho mai scritto che voglio buttare il prossimo nelle foibe e questo dettaglio evidenzia ancora una volta la superficialità con la quale leggi ciò che vuoi commentare.
    Ho scritto: "Ho buttato molti nomi nella foiba del passato e ogni tanto mi chiedo se sia stato giusto".
    È un'espressione figurata: la foiba rappresenta il dimenticatoio nel quale ho abbandonato i ricordi delle persone con le quali ho interrotto qualsiasi rapporto.
    Troppo ermetico?
    Non sono cattivo con il mondo e il mondo non lo è con me, perciò non ti capisco quando supponi una mia presunta "cattiveria" verso il resto del globo.
    Io non sto alla finestra e non giudico, ma formulo delle opinioni che non cerco né di imporre né di diffondere e questo è provabile in molti modi.
    Se tu scambi le mie opinioni per sentenze sono affari tuoi e io non me ne curo.
    Sono mantenuto e sputo nel piatto in cui mangio quando è sporco.
    Tu forse pensi che io sia un ingrato, io invece confido in un aumento della mia salivazione.
    Probabilmente ti sei accorto che non sono la costruzione idilliaca che ti sei creato nella testa e ci sei rimasto male: mi dispiace.
    No, non è vero.
    Comunque anch'io ebbi un attimo di crisi quando da piccolo scoprii che Sloth, il mostro deforme dei Goonnies, in realtà non esisteva. :(
    Non ho mai detto di avere difficoltà a mostrare i miei sentimenti: questa è l'ennesima prova che tu leggi ciò che vuoi vedere scritto.
    Ti sei costruito un fantoccio e lo hai addobbato con la tua immaginazione.
    Non ho mai parlato del resto del mondo con il tono arrogante che tu mi attribuisci.
    Complimenti, sei più anziano di me e in poche righe hai dimostrato la tua pochezza frammista a superficialità: con l'età si diventa concisi, no?
    Tu non hai nessun titolo per insegnarmi a vivere a parte quello che ti assegni da solo per questioni anagrafiche.
    È possibile che il mio modus vivendi sia errato, ma accetto solo la risposta del tempo, qualunque essa sia, e ignoro educatamente le tue profezie che possono avverarsi unicamente per pura coincidenza.
    Aggiungo un'ultima cosa per concludere la risposta alla tua filippica.
    Forse leggerai con altrettanta superficialità quando scriverò la cronaca della notte bianca dalla quale sono appena tornato e crederai di trovarti di fronte a un'altra prova delle tue convinzioni infondate.

  • brrr, l'iter della mia relazione platonica con V. è rappresentabile come una caduta verticale.

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Francesco

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