Mi sembra che il piacere venga confuso con il bene e credo che le negazione del secondo restringa le dimensioni del primo. Le droghe e gli alcolici sono spacciati come strumenti del piacere, ma donano soltanto momenti brevi di ebbrezza che hanno un costo organico molto elevato e penso che non occorra essere un mercante né un medico per capire che si tratta di un affare svantaggioso. Io curo i miei interessi e quanto scrivo non ha a che fare con le convinzioni di qualche moralista del cazzo. La droga è costosa e provoca danni, ma quando è offerta gratuitamente diventa ancora più insidiosa. Gli alcolici hanno un prezzo elevato e producono effetti tanto dilanianti quanto antiestetici. Spesso gli stupefacenti rappresentano banalmente una forma di ribellione e devo ammettere che mi piace l’iconografia che ha contribuito a generare questa immagine fallace, ma trovo che un drogato, che sia abituale o saltuario, non presenti differenze sostanziali da un bigotto: entrambi credono e praticano fortemente una fede deleteria che si dimostra continuamente inefficiente per la salvaguardia e lo sviluppo del proprio benessere. È vero che la religione è l’oppio dei poveri, ma l’oppio (o chi per lui) è la religione dei coglioni. Insignisco anche il semplice fumatore del titolo di tossicodipendente. Ammiro lo spacciatore che non fuma, non sniffa, non lecca cartoncini né si inietta sostanze psicotrope, ma si limita a guadagnare sulla debolezza dei suoi clienti per mantenere intatta la sua libertà : è un eroe negativo e un pusher raro che stimo per il suo acume. Ho guardato a ritroso le vite di certi quarantenni che hanno dedicato l’esistenza all’appagamento immediato e ho imparato, anche grazie alle loro ammissioni, che il piacere subitaneo è una grande presa per il culo. Suppongo che il benessere si tessa con pazienza certosina e dedizione. Chi cerca continuamente un modo per smorzare il dolore finisce spesso per incorporarlo nel suo tempo come un’abitudine. Questo discorso può coprire altri campi oltre a quello narcotico che ho preso in esame per l’ennesima volta. Penso che nessuno possa insegnare a vivere a qualcun altro e credo che la lungimiranza sia una discriminante fondamentale di una selezione naturale che riguarda la qualità della vita, ma non ritengo che possa essere instillata in colui che non la possiede. Sono estremamente convinto che ogni azione che tende al proprio benessere o alla propria distruzione non sia assolutamente condizionata dalle influenze esterne anche se un’analisi superficiale della realtà lascia intendere il contrario.