La scorsa notte ho dormito dalle undici fino alle due. Alle sei di mattina sono uscito di casa e ho affrontato il mio consueto percorso in bicicletta col favore dell’aria fresca. Non avevo mai pedalato così a lungo durante le prime luci del giorno e sono rimasto piacevolmente colpito dai colori mattutini delle mie tappe rurali. Ho raggiunto Capalbio, mi sono gustato avidamente il suo panorama e mi sono divertito a scendere velocemente lungo i suoi tornanti silenziosi. Sono tornato a casa dopo un paio di ore e mi sono rifocillato, ma prima ho passato qualche minuto sotto la doccia. In seguito mi sono disteso sul letto e ho iniziato a coccolare il mio cuscino fino a quando una strana coppia ha suonato il mio campanello. Appena ho aperto la porta ho capito immediatamente che sul ciglio della mia abitazione si trovava una vecchia conoscenza: i Testimoni di Geova! Ho iniziato a parlare con loro di argomenti teologici e cosmologici fino allo sfinimento. Alla fine si sono arresi e dopo circa un’ora e mezza di discorsi tautologici mi hanno salutato. Ogni volta che i Testimoni di Geova suonano alla mia porta sul mio viso compare un ghigno malefico e puntualmente inizio ad accusare tanto educatamente quanto prolissamente i presupposti trascendentali sui quali costoro basano la loro opera di evangelizzazione. Mi piace confrontarmi con i Testimoni di Geova solo per dimostrare di avere più tenacia di loro nei discorsi inutili che riguardano un presunto dio e i suoi creatori.
I fiori d’arancio cadono sulle carte per i divorzi, i drammi precipitano dai balconi, le speranze retrograde dei genitori si piegano di fronte all’anticonformismo convenzionale dei figli, i fiocchi blu e rosa sbocciano sulle porte e sui portoni, le ragazzine si truccano per andare al consultorio mentre i loro pretendenti fanno carte false per bluffare la realtà. Una donna si dedica anima e corpo al nichilismo e alle malattie perché ogni giorno perde di vista ciò che desidera come un cieco che non crede ai suoi occhi. Le corse clandestine hanno un notevole impatto sulle zone di campagna e in particolar modo sui ruderi. Una paletta si abbassa e un etilometro si alza ossequiosamente di fronte all’alcolemia di qualche coglione. Un imprenditore sbaglia i suoi investimenti e decide di farsi investire nel parcheggio di un supermercato per truffare l’assicurazione di uno sciagurato. Una moglie innamorata attende che suo marito torni dal lavoro, ma quest’ultimo invece di sbarcare il lunario preferisce circuire le amiche della sua sposa. Gli occhi di un bambino vedono ogni cosa e le sue orecchie sono in grado di captare tutte le frequenze lascive degli adulti. Il marmocchio finge di dare retta ai grandi, ma in realtà annota le loro debolezze e ogni sera, prima di addormentarsi, si ripromette di evitarle per andare incontro a qualcosa che in pochi sono disposti a vedere. I morti stanno sottoterra e nell’alto dei cieli transitano solamente delle nubi passeggere.
Ieri pomeriggio ho affrontato ancora una volta il percorso di sessantacinque chilometri che ho descritto dettagliatamente nei giorni precedenti. Sulla via del ritorno, a pochi chilometri da casa mia, ho incontrato una ragazza in difficoltà. Costei era appena caduta dalla sua bicicletta in un punto del tutto innocuo che precede una piccola salita. L’ho aiutata a rialzarsi, le ho sistemato la ruota anteriore della mountain bike, le ho dato un po’ di acqua, le ho ritrovato l’orologio e poi ho iniziato a fare qualche battuta sulle sue condizioni. Era piena di spine perché era atterrata in prossimità di alcuni rovi e appena me lo ha fatto notare io non ho potuto fare a meno di dirle ironicamente: “Ecco come si è sentito Gesù Cristo”. In quel momento ho pensato di essere veramente uno stronzo, ma lei non ha reagito male e ha accennato una risata. Mi ha detto che in tanti anni non le era mai successa una cosa simile e spontaneamente le ho replicato: “Allora faccio sempre in tempo”. Mi sono assicurato che stesse bene e poi sono tornato in possesso della mia bottiglia di plastica. Non sono molto bravo con le donne e forse anche la mia mancanza di tatto sta alla base della mia verginità. In un modo o nell’altro mi trovo sempre ad aiutare il gentil sesso, ma visto che il mio charme è démodé almeno cerco di farmi qualche risata quando lenisco le ferite muliebri. Sembro uno stronzo, ma in realtà non lo sono. Davvero.
Stanotte ho ricevuto una telefonata inaspettata. V. mi ha chiamato alle due per raccontarmi le sue traversie e io per l’ennesima volta non mi sono sottratto dal ruolo di confessore notturno. Era molto tempo che non sentivo V. e mi sono reso conto di quanto sia cambiata. All’inizio della nostra chiacchierata si è dichiarata un’egoista e io le ho dato ragione. Abbiamo parlato della sua vita e io non ho potuto fare a meno di scuotere la testa a più riprese. V. mi è sembrata piena di disillusioni e mi è parso che la sua arrendevolezza funzionasse a pieno regime. Le sue parole sono state tragicomiche, ma sono felice che lei non si sia ritrattata dalle mie battute cattive. La telefonata si è incentrata sul suo lato materialista, sui suoi vizi e sulle sue difficoltà. Non mi sono mai limitato ad assecondare V. né le altre persone con cui ho parlato a lungo e com’è già accaduto in occasioni analoghe ho toccato dei tasti dolenti per essere sincero, ma fortunatamente lei non è fuggita con la coda tra le gambe e ha dimostrato per lo meno un po’ di maturità di fronte alle parole. V. non è la stessa persona che ho conosciuto due anni fa, ma in lei c’è ancora qualcosa di meraviglioso e spero che qualcuno riesca ad aiutarla a vivere meglio. Alla fine del nostro dialogo, dopo circa due ore e tre quarti, le ho fatto promettere dolcemente di non chiamarmi più e spero che mantenga la parola data. Sono in grado di amare una persona, ma non posso vegliare sulle esistenze di coloro che mi hanno conosciuto a fondo. Non sono un punto di appoggio per le ombre del passato e poi l’aureola non mi dona affatto. Tre giorni fa, dopo parecchi mesi, ho sentito anche A. per puro caso, ma ho rotto i ponti anche con quest’ultima per le ragioni che ho esposto poc’anzi. Ho fabbricato tre addii platonici in tre settimane: un surplus di distacchi inevitabili. Ho deciso di non riportare i dettagli della conversazione che ho avuto con V. perché non ho mai sfruttato i suoi racconti né quelli di chiunque altro per scopi personali. Nel corso degli anni ho capito che anche un nullafacente deve avere una sua deontologia e la mia è severissima.
Lo straniero non passa più sul Piave, ma si insinua lentamente nel sistema economico sotto la copertura della globalizzazione. Un esercito di opliti senza identità burocratica presidia buona parte dei lavori più umili. La mia esterofilia accoglie a braccia aperte ogni novità che varca i confini nazionali. I capi dei formicai esteri ordinano ai loro subalterni di non prestare attenzione alla xenofobia. L’operazione per l’appropriazione del capitalismo non può cedere il passo alle battaglie ideologiche di qualche credo anacronistico: decenni di totalitarismi lo hanno insegnato involontariamente. Ogni prostituta che non ha più la dignità né il passaporto cresce il proprio figlio affinché un domani diventi il magnaccia delle figlie dei suoi clienti. Molti schiavi imparano dagli errori dei loro padroni ed è per questo motivo che utilizzano l’istruzione per saltare le file invece di usarla per veicolare la tracotanza e lo snobismo che di solito derivano da una cattiva opulenza. Lentamente si invertono i ruoli della legge di Lynch e tutto accade sotto gli sguardi inebetiti dei discendenti dei coloni. L’uomo nero non esce più dall’armadio, ma si presenta in giacca e cravatta con obbligazioni e crediti da riscuotere. Le vecchie oligarchie cadono senza fare rumore e al loro posto subentrano uomini che non hanno bisogno di prendersi le ferie per abbronzarsi. I clandestini si trasformano in candidati e possono contare sull’appoggio armato dello sfruttamento multietnico: è un golpe che nasce nelle lavanderie, nei sottoscala in cui si cuce per tredici ore al giorno e nei campi in cui si raccolgono i pomodori prima di lasciarci il sangue.
Mi sembra che siano passati secoli da quando L. ha varcato la soglia del mio passato. Mi manca il suo estro materialista e la sua zeta blesa. Non ho intenzione di portare il ricordo di L. dall’altra parte del mondo, perciò ho tracciato per l’ultima volta la sua iniziale su un foglio bianco per celebrare la sua immagine, che ricorda il tocco di Alessandro di Antiochia, e la sua essenza, che nel mondo delle idee veste sempre Saint Laurent. Non mi fisso sui fallimenti e se spendo ancora qualche parola su L. significa che non la ritengo l’emblema di una disfatta, ma credo che lei sia la polena di un trionfo simbiotico che è rimasto incompiuto come altre meraviglie dell’umanità.
Oggi pomeriggio sono uscito in bicicletta e ho seguito lo stesso itinerario che ho percorso lunedì. Sono stato bene e prima di tornare a casa mi sono fermato a comprare una vaschetta di gelato al melone. Dato che sono un perfezionista dell’orrido ho sostituito una foto recente per assecondare le lamentele della mia vista. Ho quasi finito di leggere “Critica del Ragion Pura” e spero di partire per la Corea del Sud con “L’evoluzione Creatrice” di Bergson nello zaino. Ieri ho completato i preparativi per il mio viaggio. La scorsa notte ho acquistato il mio biglietto e subito dopo mi sono messo alla ricerca di un alloggio per diciannove notti: sono riuscito a trovare un ottimo albergo a due stelle che si trova nel centro di Seoul, vicino al mercato tradizionale della capitale coreana. Alla fine ho evitato l’Aeroflot e mi sono affidato all’Air France dato che le tariffe delle due compagnie erano identiche. Partirò da Roma con un volo dell’Alitalia e farò scalo a Parigi, poi lascerò la Francia alla volta di Seoul e in questa fase avrò il piacere di avvalermi dei servizi della Korean Air.