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Ago

Tra le scritte in Hangul

Pubblicato venerdì 24 Agosto 2007 alle 01:53 da Francesco

Ieri ho camminato più del solito. Prima ho preso la linea tre della metropolitana e sono arrivato fino alla stazione di Madu. Ho girato per Gongyang, la cosiddetta “flower city” che si trova fuori Seoul e poi mi sono incamminato verso quest’ultima per farvi ritorno. Dopo un lungo cammino di circa cinque ore, inframmezzato da un paio di soste e da qualche saluto inglese, ho raggiunto la fermata della metropolitana di Seodaemun e sono tornato nella mia zona per rifocillarmi a dovere. Durante la mia marcia solitaria ho scambiato un saluto con un giovane militare che mi ha mostrato un sorriso bambinesco più grande del suo elmetto. Tre giorni fa sono andato a Yongsan come mi ero ripromesso e mi sono ritrovato in un mercato nero della tecnologia. Ho acquistato un famoso prodotto della Sony e prima di riceverlo tra le mani per provarlo ho assistito a scene degne di un film. All’inizio ho dialogato un po’ con il venditore di turno, un ragazzone coreano piuttosto grasso che indossava una maglietta di Bob Marley e degli occhiali da figlio dei fiori. Parlava un inglese abbastanza comprensibile e ci ho conversato per qualche minuto: mi ha detto che vende abitualmente merce giapponese anche se è illegale e mi ha accennato qualcosa sulla frequenza dei controlli della polizia coreana. Quando gli ho chiesto ciò che volevo mi ha detto di aspettare e poi è andato a parlare con un altro tizio che a sua volta si è rivolto a un terzo uomo in jeans e t-shirt. Ho atteso venti minuti e alla fine ho visto arrivare un sacchetto nero. Non ho contrattato il prezzo dato che era già buono, ma ho passato qualche minuto a controllare il funzionamento del mio acquisto prima di salutare il faccione adiposo del venditore: “Have a nice day”. Dopo le compere illegali ho abbandonato Yongsan e mi sono aggirato nei pressi di Jonggak dove ho trovato il coraggio per comprare un po’ di cibo da uno dei molti chioschi fetidi che popolano Seoul.

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