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L’arco

È da molto tempo che non annoto qualche impressione sulle mie visioni cinematografiche. Ieri mattina ho visto “L’arco”, un film di Kim Ki-Duk. Tutta la storia si svolge su una barca che si trova a largo di Seoul. Il natante appartiene a un vecchio uomo che lo divide con una ragazzina da dieci anni: quando lui l’ha trovata lei aveva sei anni e l’ha portata a vivere con sé. Il film è caratterizzato da molti silenzi, i dialoghi sono rari ed essenziali, ma le immagini parlano da sole. L’anziano per guadagnarsi da vivere offre la sua barca ai pescatori che lui stesso va a prendere e riporta a terra con un’imbarcazione più piccola. La ragazzina ha un viso molto espressivo e innocente. Il vecchio possiede un arco che usa nei modi più disparati e uno di questi è una strana divinazione che a me è parsa molto poetica. Quando qualcuno chiede al vecchio di leggergli il futuro la ragazzina si accomoda su un’altalena che rasenta l’acqua, lui invece si posiziona sull’imbarcazione minore e scocca le frecce sul fianco della barca sul quale è rappresentato un Buddha mentre lei dondola sorridendo. Trovo che “L’arco” sia un capolavoro di immagini e sentimenti conflittuali. Prima di questo film non avevo mai avuto modo di saggiare lo stile di Kim Ki-Duk e mi riprometto di guardare altre delle sue pellicole perché la solennità delle sue riprese mi ha coinvolto profondamente.

Francesco

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  • Hai mai visto il film 'Il gran silenzio'?
    sono circa tre ore ambientate nella Gran Charteuse, sulle alpi fra l'Italia e la Francia; è un convento dei Certosini.
    Il film copre l'arco di 6 mesi e non vi sono colloqui, silenzio, al massimo i rumori naturali del quotidiano.
    E' la rappresentazione della vita quotidiana dei monaci, il cui ordine prevede il silenzio tranne quelle poche volte che possono uscire nei dintorni.
    Mi è piaciuto molto.

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