La scorsa notte ho dormito dalle undici fino alle due. Alle sei di mattina sono uscito di casa e ho affrontato il mio consueto percorso in bicicletta col favore dell’aria fresca. Non avevo mai pedalato così a lungo durante le prime luci del giorno e sono rimasto piacevolmente colpito dai colori mattutini delle mie tappe rurali. Ho raggiunto Capalbio, mi sono gustato avidamente il suo panorama e mi sono divertito a scendere velocemente lungo i suoi tornanti silenziosi. Sono tornato a casa dopo un paio di ore e mi sono rifocillato, ma prima ho passato qualche minuto sotto la doccia. In seguito mi sono disteso sul letto e ho iniziato a coccolare il mio cuscino fino a quando una strana coppia ha suonato il mio campanello. Appena ho aperto la porta ho capito immediatamente che sul ciglio della mia abitazione si trovava una vecchia conoscenza: i Testimoni di Geova! Ho iniziato a parlare con loro di argomenti teologici e cosmologici fino allo sfinimento. Alla fine si sono arresi e dopo circa un’ora e mezza di discorsi tautologici mi hanno salutato. Ogni volta che i Testimoni di Geova suonano alla mia porta sul mio viso compare un ghigno malefico e puntualmente inizio ad accusare tanto educatamente quanto prolissamente i presupposti trascendentali sui quali costoro basano la loro opera di evangelizzazione. Mi piace confrontarmi con i Testimoni di Geova solo per dimostrare di avere più tenacia di loro nei discorsi inutili che riguardano un presunto dio e i suoi creatori.
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