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Fatica proficua

Oggi ho pedalato a lungo. Sono andato a Pescia Romana e prima di tornare indietro ho proseguito per alcuni chilometri oltre questa frazione del comune di Montalto di Castro. Sulla via del ritorno ho fatto delle brevi deviazioni e mi sono fermato due volte per gustarmi le grazie della Maremma. Ho portato con me lo zaino che usavo alle medie per tenerci una bottiglia d’acqua da un litro e mezzo. La possibilità di bere mi ha permesso di fare uno sforzo maggiore del solito: ho pedalato a un ritmo abbastanza sostenuto e, arrotondando per difetto, ho percorso circa cinquantacinque chilometri senza risentirne troppo. Sono soddisfatto di questa giornata estiva e nemmeno il vento contrario è riuscito a tediarmi. Non ho vinto il Tour de France, ma almeno ho concluso al primo posto il tour de force dell’abbattimento emotivo a cui sono stato costretto a partecipare dalla mestizia di alcuni fatti recenti. Credo che la fatica salubre sia un’ottima risorsa per affrontare i momenti meno sereni e oggi, per l’ennesima volta, ne ho avuto la prova sulle strade che si trovano tra la Toscana e il Lazio. Se l’angoscia mi insegue io cerco di pedalare più velocemente per vedere chi è il primo che si ferma e finora ho sempre avuto la meglio. Non potrò affidarmi agli sforzi fisici per tutta la vita ma ho ancora molte energie da spendere e continuerò a farlo a meno che qualche grave malattia mi faccia visita o che un incidente non ritardi all’appuntamento con le mie ossa.

Francesco

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  • Se un pederasta mi contattasse gli chiederei di farmi parlare con sua madre per discutere la sua perversione provinciale.
    Ho eliminato il tuo breve scritto per evitare di ritrovarmi un blog parallelo.
    Ti consiglio di aprirti uno spazio su Blogspot o su Splinder.

  • ciao francesco,
    ormai è da un pò di tempo che ti leggo - credo che tu sia l'unico contemporaneo che ha una 'scrittura' interessante più di quella che si trova pubblicata nelle librerie - e credo che ti sia stagnato solo con 'te stesso'.
    Possibile che non hai interessi oltre te stesso? non è un rimprovero.
    ciao bruno

  • Ammetto di essere un po' monocorde, ma talvolta non posso farne a meno.
    Sono lusingato dal tuo commento ed è un peccato che tu non sia un editore.

  • intendo dire che dalla lettura dei tuoi scritti traspare la tua solitudine voluta; capisco che rispetto alla media e alla maggior parte delle persone anche coetanee hai qualcosa in 'più' che manca agli altri, sensibilità e volontà con 'se stessi' di comprendersi, ma contemporaneamente sei fragile per la mancanza di rapporti interpersonali diretti che ti darebbero più sicurezza.
    non credo che tu abbia potuto fare qualcosa di male nella vita da dover sopportare il peso di responsabilità e mancanze altrui.
    visto che sei in tempo iscriviti a una facoltà universitaria e trasferisciti nella città sede di studi.
    pensaci, ciao bruno

  • I banchi di un ateneo non fanno per me.
    Preferisco le stradine di campagna e le file occasionali di fronte a un check-in.

  • stando in maremma capisco che le stradine di campagna non hanno confronti con i banchi di un ateneo che a loro volta non hanno confronti con i check-in, ma tutto questo non sembra ti aiuti nel non incappare nel 'buio' in cui non vuoi rientrare ciclicamente.
    quello che mi lascia perplesso è che tu non abbia un desiderio che ti porti a una professione, che non sia legata al timbro di cartellino, che ti permetta di sviluppare ciò che le 'condizioni estranee a te' ti impediscono di far emergere, e sono convinto che verrebbe fuori qualcosa di bello.
    ciao bruno

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