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Le ripetizioni estive

Pubblicato mercoledì 18 Luglio 2007 alle 02:23 da Francesco

Sono caduto da una chimera in movimento e mi sono spezzato le ali. Una barchetta di carta trasporta un messaggio di addio sulla mia pozza di sangue mentre un’utopia solare mi ustiona le membra. I miei resti sono alla mercé delle avversità onnivore, ma la mia interiorità è ancora intatta come l’innocenza di chi è stato condannato a morte per sbaglio. Il fatalismo è una scusa e per esigenze sceniche non posso essere la vittima di qualcosa che non esiste. Il mio destino non è appuntato sopra una pergamena che giace nelle mani di un demiurgo. Se esistesse un dio il suo analfabetismo gli impedirebbe di scrivere il destino dei mortali. In questo momento sono un cumulo di brandelli, ma il mio benessere immanente, che non si appoggia a nulla di trascendentale, emana ugualmente un po’ di luce. Mi concedo frasi tautologiche per sottolineare con forza le mie condizioni. Gli errori cadono nell’oblio, ma i loro effetti resistono alla dimenticanza e attraversano un tunnel dopo l’altro fino a quando l’autolesionismo ne riempie i serbatoi. Le fratture della coscienza sono provocate dai movimenti tellurici dell’esistenza ed è normale che le vecchie convinzioni cadano nelle nuove voragini. In certe stagioni il cuore si disidrata, le lacrime sanguinano e ogni smorfia di piacere si ritrae dal volto, ma chi è lungimirante riesce a vedere un nuovo archè oltre questa parvenza funerea e di conseguenza può comprendere lo scarso valore di qualsiasi espediente apotropaico.

Categorie: Intimità, Parole |