La tristezza è un vizio inveterato per chi non riesce a smettere di guardare le repliche degli episodi più lugubri della propria esistenza. L’agitazione spasmodica dei sensi non ha una grande utilità e rappresenta l’unica risorsa degli attori istrionici. Da ventitré anni a questa parte sento continuamente l’odore della sopravvalutazione di certe convinzioni sterili e artefatte. La sofferenza di chi sta bene è un capriccio comportamentale che delinea con forza la natura incontentabile dell’opulenza. Dentro tante scatole di stoicismo si trova solo la comodità e spesso l’infelicità artificiale è impiegata per modellare del vasellame a forma di cinismo sul quale vengono servite platealmente le fantasticherie contorte dell’autocommiserazione. La stupidità è una badessa stolta che conferisce onorificenze alle cose più pusillanimi che l’astrazione umana possa contemplare nel novero della sua coglioneria e difficilmente l’autocritica si alza in piedi per obiettare contro le cerimonie farsesche che incensano concetti senza meriti. Credo che sia di importanza capitale riuscire a mantenere un legame forte con la realtà e penso che le escursioni nella spiritualità o in altre galere dottrinarie non possano contribuire alla salvaguardia del rapporto che intercorre tra la propria esistenza e il mondo reale. Le opinioni che nascono con lo scopo precipuo di sostenere l’identità di un individuo creano ulteriore confusione nei campi dell’entropia. Se un’opinione nasce per appagare l’Ego allora è soltanto una troia che tradisce il suo compito originario.
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prima di sputare sentenze da saccentello parrocchiale pensa al dolore che provochi nelle persone. brutto testa di cazzo. sei di un egoismo allucinante e nessuno ti potrà mai cambiare e neanke farti rendere conto minimamente di ciò.
Già, che amarezza. :)