14
Giu

I soliti dinieghi

Pubblicato giovedì 14 Giugno 2007 alle 10:59 da Francesco

Osservo i movimenti dinoccolati di uno sciamano, ma non presto attenzione ai discorsi sconclusionati che fuoriescono dal suo stato di trance. Faccio i conti con sensazioni incommensurabili e ricavo rimproveri dagli specchi a cui concedo uno sguardo. La vita mi sollecita a vivere, ma spesso rifiuto il suo entusiasmo e resto da un’altra parte con il placet del silenzio. Non mi lascio convincere da chi millanta un’ipertrofia del proprio cerebro e saluto con un gesto lento gli inviti dell’allegria forzata. Non conosco nulla di sacro, ma amo profanare le frasi di circostanza quando mi è possibile. Rammento vagamente gioie fetali che non fanno parte di questo mondo né di quello inesistente che viene esibito sovente dalle grandi corporazioni religiose. I fedeli ostentano una sicurezza malcelata come i sentimenti traballanti di una giovane adolescente che sogna nozze d’argento con un ragazzo che anela solamente denti d’oro. Non mi spaventa il tempo che trascorre e accarezzo teneramente quello che si è già accomodato nel passato. Non ambisco a nulla, ma gradirei preservare la genuinità della mia esistenza e chiuderla il più tardi possibile con una morte naturale durante un pomeriggio domenicale. Alcuni abitanti di una metropoli agognano la solitudine insulare per chetare lo stress urbano, ma credo che la propria mente sia l’eremo migliore che la natura possa offrire a un essere umano. Galleggio piacevolmente negli aspetti ignoti dell’ambiente che mi circonda e del mondo che a sua volta sovrasta il mio microcosmo. Non voglio risposte, teorie o citazioni. La limitatezza umana mi dona perché è della mia taglia e non sono interessato ai ricami platonici di chi scuote la ragione, con la stessa grazia di uno strozzino violento, per estorcerle risposte che ella non possiede.

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13
Giu

Inutilità lessciale

Pubblicato mercoledì 13 Giugno 2007 alle 18:10 da Francesco

Cola sangue lungo la linea della vita che si trova sulla palma della mano. Un autovelox s’inchina al passaggio ultrasonico del tempo di un’esistenza e resta immobile fino al transito simultaneo dell’ultima gioia e dell’ultima sofferenza. Un vecchio svuota il significato della sua vita per regredire fino alle porte dell’infanzia mentre suo nipote cerca un modo per impiccarsi nella culla. Una coppia di anziani raccoglie violette sopra uno spartitraffico e ignora che in quello stesso punto, ogni sera, il prodotto femminile del loro amore borghese si prostituisca per meno di cinquanta euro. La burocrazia mette in risalto l’indifferenza e instilla anime spente nelle forme fredde dei suoi numeri. Il timore del futuro si somma alle crepe del passato e froda il presente senza che i sensi se ne accorgano. Sembra che ogni cosa si ripeta e pare che anche queste parole propaghino un olezzo di reiterazione. Un figlio sottomesso condanna a morte la sua frustrazione e attende l’arrivo di una volante per porgere i polsi a un giovane appuntato. La felicità fa storcere il naso ai cocainomani e accompagna inconsapevolmente chi non è al corrente della sua esistenza. L’instabilità dell’umore e la sua produzione mutevole riempiono lo spazio emotivo che intercorre tra un solstizio e un equinozio.

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12
Giu

Rappresentazioni estive intinte nel relax

Pubblicato martedì 12 Giugno 2007 alle 10:17 da Francesco

Un uomo è alla ricerca della sua identità e non ha ancora deciso se perseguire la poesia o il terrorismo e di conseguenza si chiede se debba comporre una missiva d’amore o una lettera piombata che accompagni una minaccia di morte. Le mani di una cameriera domenicana lavano i bicchieri e le tazzine di in un bar di provincia mentre i clienti più lascivi lasciano una piccola mancia per sentirsi magnanimi. La paura della morte sostiene un’allegria artificiosa e deleteria. La seduzione si trasforma in sedativo, ogni frase di senso compiuto assume la forma della circostanza nella quale è pronunciata prima di completare la sua metamorfosi in dimenticanza silenziosa. Le scollature più belle aprono le acque e consentono agli sguardi di circumnavigare il globo a bordo della contemplazione fisica. Ritmi caraibici accompagnano i movimenti delle dive anonime e la loro beltà composta da acqua e sapone fa scivolare la mente lungo i ricordi del candore materno e spinge i sensi verso la sagoma indefinita di una vita precedente. I bambini costruiscono castelli di sabbia sulla spiaggia mentre gli adulti edificano castelli di carte tra convinzioni prive di fondamenta e contraddizioni che talvolta portano alla pazzia. Produco forza motrice con le gambe e sferzo ogni matrice umana che invita la mia mente all’interno di pagode insalubri. L’inconoscibilità è la gonna di Gea e l’ignoto ne è lo spacco che inibisce la sessualità cerebrale dei suoi pretendenti. Una donna sulla quarantina cerca di elargire amore a dei quadrupedi, ma credo che in realtà ella compensi le sue mancanze sentimentali e suppongo che tenti di salvaguardare quattro zampe solo per trovare la forza di rialzarsi sulle sue gambe. È bizzarro come a volte l’amore per gli animali nasca dall’odio verso gli uomini. La Terra ruota sul proprio asse e tante parole remano contro la realtà, ma io mi rilasso sopra una bicicletta sporca e lascio che il sole aumenti un po’ la mia melanina prima di immergermi in acque basse per mandare al largo ogni considerazione fuorviante.

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11
Giu

La patente

Pubblicato lunedì 11 Giugno 2007 alle 17:51 da Francesco

Ho ottenuto la patente e finalmente potrò mettere a repentaglio la mia incolumità sulle strade della Comunità Europea. Un giorno probabilmente uscirò di casa all’improvviso per recarmi in Normandia senza un vero motivo. I miei capricci estemporanei hanno un nuovo strumento a loro servizio.

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11
Giu

La masturbazione della masturbazione

Pubblicato lunedì 11 Giugno 2007 alle 05:25 da Francesco

A volte penso che sia inutile cercare un significato che non può essere compreso. Nelle mie vene non scorre l’ontologia e non sento la necessità viscerale di connotare ogni cosa, ma talvolta mi diletto con descrizioni prolisse per incastrare liberamente alcune parole della mia lingua madre. Ogni tanto mi confido con un pacchetto di patatine e quando ho un attacco di loquacità cerco di masticare più lentamente per prolungare il dialogo. Il successo assume la forma dell’idea di chi lo contempla e sembra difficile delinearlo oggettivamente. Ho messo in punizione il concetto di successo a causa della sua vaghezza. Le aspettative sono solamente dei pensieri, ma hanno dei tentacoli che sono in grado di schiavizzare la vita. Credo che si possa fare scoperte interessanti qualora si riesca a svellere le aspettative senza lasciare che la parte oscura del vuoto uccida la propria volontà. È difficile trovare motivazioni quando non ci sono ambizioni, ma penso che si tratti di una sfida contro la logica della propria convenienza e suppongo che per vincerla occorra convocare l’irrazionalità. Vale la pena affaticarsi tanto per raggiungere la fama? Forse il desiderio di essere apprezzati dagli altri, talvolta senza meriti, non è un atteggiamento egoistico, ma penso che possa trattarsi di un moto di altruismo e in quanto tale lo ritengo molto lontano dalle mie inclinazioni. Trovo che la voglia spasmodica di incidere il proprio nome nella memoria delle persone sia un proposito romantico, ingenuo e tenero. Non voglio che qualcuno che ha dimenticato se stesso si ricordi di me e spero che il mio nome scompaia insieme con me dopo una lunga vita di meriti non riconosciuti. L’augurio che mi faccio è così narcisistico ed egocentrico che in questo caso esclude il resto del mondo dalla scala dei miei valori e penso che possa essere dipinto come una forma di masturbazione intellettuale che si masturba a sua volta.

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10
Giu

Acquerello trascurabile

Pubblicato domenica 10 Giugno 2007 alle 09:44 da Francesco

La meritocrazia viene stuprata quando nei corridoi importanti l’opulenza incontra la violenza oligarchica. Gli impiegati del male compiono abusi di ufficio e la concussione spesso viene spacciata per un’opera di bene. La amazzoni della beltà non riescono sempre a reggere l’impatto con la realtà e talvolta indossano un tailleur per diventare le troie di affaristi canuti sulla cinquantina. Qualcuno marchia la sua pelle con un tatuaggio e investe quest’ultimo di un significato particolare per omologarsi al desiderio di distinguersi che aleggia nell’aria. Gente poco pragmatica si accultura per accusare la società di razzismo intellettuale e parimenti i figli di un materialismo esasperato addossano le loro colpe al cannibalismo delle istituzioni. Tra uno scaricabarile e l’altro ogni tanto ci scappa il morto e di solito tendo a battere le mani senza ironia per chi decide di porre fine alla sua vita. A me piace vivere, ma rispetto chi ricorre al suicidio per ammazzare il tempo e mi rendo conto di come questo atto a volte sia stigmatizzato eccessivamente o subisca l’onta di una compassione fuori luogo. La morte intimorisce i cani, i porci e tutti coloro che hanno difficoltà ad accettare il dominio dell’attuale inconoscibilità della finitezza umana. Sostanze tossiche adulterano le funzioni cerebrali e modificano il battito cardiaco. La sofferenza è la droga più potente che esista e a differenza delle sue colleghe più celebri può avere degli effetti benefici: è tagliata con la volontà e la propria personalità ha l’esclusiva sullo spaccio. Ancora una volta ribadisco il mio disprezzo per chi si lascia schiavizzare da ogni forma di dipendenza cancerogena e mi chiedo se con l’alchimia sia possibile trasformare la stupidità in qualcosa che fotta il male endemico. Un esercito di disperati: senza nicotina non fanno un passo, senza maschere non mostrano la faccia, senza fede non sanno credere e senza denaro non si redimono. Non lancio invettive inutili contro nessuno. Ce l’ho solo con la mancanza di argomenti migliori sui quali sborrare frasi a ripetizione per spendere un po’ di tempo con la mia inventiva.

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9
Giu

Locuzioni soleggiate

Pubblicato sabato 9 Giugno 2007 alle 11:53 da Francesco

È una bella mattina di giugno. La finestra della mia stanza è aperta e lascia che il suono di “Electric Tears”, un album strumentale di Buckethead, raggiunga l’esterno e si amalgami con il crepitio della vita quotidiana. Un vento leggero tenta di portare la mia tenda gialla alla deriva. Una serie infinita di arpeggi evocativi accompagna i movimenti apatici del mio cranio. Sono al culmine delle forze e sono avvolto da una forma di benessere che non conosce compromessi né ingenuità. Levito sul vuoto e se un fachiro cieco mi vedesse probabilmente formulerebbe accuse di doping verso il mio chakra. In realtà non sono attratto dai culti orientaleggianti, ma vorrei donare riserve infinite di cibo a chi coltiva i campi di oppio nell’Indocina e cedere i campi di oppio a chi ha riserve infinite verso le proprie inclinazioni. Doppi sensi e ambiguità emergono come pesci a seguito di una battuta di pesca a base di dinamite. Un esercito di bocche pronuncia qualcosa di innominabile e la gotha di turno si risente di cotanta insolenza. Il mio plauso va a coloro che insidiano valori discutibili per pura speculazione o per divertirsi goliardicamente con l’indignazione pusillanime dei loro conterranei. Accarezzo idee demenziali e affermazioni grottesche, proteggo con noncuranza la mia estraneità da un novero considerevole di avvenimenti e squadro con attenzione variabile i significati che colano dallo spazio che mi circonda. Odio che l’emisfero sinistro imiti l’emisfero destro e viceversa: certe inversioni di ruolo possono provocare una confusione in grado di obnubilare la propria capacità decisionale.

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8
Giu

L’intervista di Orsetto Nazista

Pubblicato venerdì 8 Giugno 2007 alle 08:40 da Francesco

Ieri sono stato ospite di Orsetto Nazista e ho rilasciato una breve intervista ai microfoni della sua emittente. Purtroppo l’intervista è stata interrotta dall’irruzione delle forze dell’ordine che hanno preso in consegna Orsetto Nazista e gli incartamenti delle sue attività illecite. Spero che questo video possa dissipare alcuni dubbi superficiali sul mio stato emotivo. Non amo concedermi ai media, ma ho fatto un’eccezione per Orsetto Nazista poiché ho ritenuto che la sua offerta fosse un’ottima opportunità per chiarire alcuni aspetti della mia esistenza.

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6
Giu

Anno ventitreesimo

Pubblicato mercoledì 6 Giugno 2007 alle 14:31 da Francesco

Oggi compio ventitré anni e sinceramente non me ne frega un cazzo. Mi sento ancora un adolescente e sono abbastanza contento di come spendo il tempo da solo. Non ho mai fatto progetti e non ne ho in serbo nemmeno per l’anno venturo. Mi sento bene e sono pago di me stesso. Qualche volta faccio a cazzotti con il mio Ego, ma si tratta di risse introspettive senza conseguenze gravi che affondano le radici nella noia. Non ho tra le mani un nome da affiancare al mio ed è per questo motivo che durante l’appello giornaliero del mio stato emotivo alzo la mano due volte per confermare la mia duplice presenza. Sono libero dalle passioni che non ho mai abbracciato e non rimpiango i vizi deleteri che guidano le vite dei miei simili. Sto lontano dalle giustificazioni e dai comportamenti artificiosi. Prendo a calci l’elemosina della casualità e mi tengo stretto la purezza del nulla. Cerco di chiamare le cose con il loro nome e massacro me stesso ogni volta che perdo un po’ di naturalezza. Sono distante anni luce da tante cose e talvolta mi piace contemplare le mie lontananze stellari senza curarmi degli orizzonti esistenziali. Vado a passo d’uomo e non riesco a fare il passo più lungo della gamba. Sono al centro delle mie attenzioni in mezzo a spazi immensi e mi interesso al mondo per hobby. Lascio che tutto scorra e non agisco solo per paura dell’inerzia. È difficile restare fermi per molti anni, ma penso che la mia immobilità mi abbia permesso di evitare gli errori che nascono dallo stimolo delle necessità meccaniche. È il sei giugno e io sono in dirittura d’arrivo.

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5
Giu

Pescia Romana

Pubblicato martedì 5 Giugno 2007 alle 20:54 da Francesco

Stamane con la mia bicicletta ho sconfinato nel Lazio. Ho raggiunto Pescia Romana attraverso una strada parallela all’Aurelia e sono tornato indietro senza mai fermarmi. Il percorso è stato prevalentemente pianeggiante e mi ha offerto dei paesaggi tanto spogli quanto belli. Mi è piaciuto trovarmi per l’ennesima volta in mezzo al nulla per congiungere il movimento della mia vita insensata con il sostegno del cemento rurale. Pescia Romana non mi ha lasciato una buona impressione: l’ho trovata piuttosto squallida. Sulla via per rincasare ho dovuto combattere con il vento contrario e con la pioggia, ma ne sono stato felice. Tra andata e ritorno credo che le mie gambe abbiano pedalato quasi per cinquanta chilometri. Quando vado in bicicletta non porto mai qualcosa da bere con me e puntualmente ogni volta che rientro a casa c’è un principio di disidratazione che mi attende a braccia aperte. Mi piace assetarmi e affaticarmi perché in questo modo ho la possibilità di apprezzare enormemente cose semplici come l’acqua minerale e la morbidezza solitaria del mio letto. Sono un po’ stanco, ma sto bene e sono contento del mio ultimo giorno da ventiduenne.

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