Nel giro di un anno ho perso molta acredine inutile e ne sono estremamente contento. Anche nelle parti iniziali di queste pagine virtuali ho lasciato impronte di curaro che mettono in mostra la pochezza e la ridicolaggine che hanno accompagnato per parecchio tempo i miei pensieri. Ho imparato a usare meglio le mie forze e ho ridotto notevolmente la quota energetica destinata agli attimi di sconforto. Al momento la mia mente è oppressa da un insuccesso che non è imputabile a nessuno, perciò in questi giorni evito di riflettere troppo a lungo e mi dedico all’attività fisica. Alzo pesi, compio flessioni ed eseguo esercizi addominali per affaticarmi e per occupare con il riposo una grande fetta del mio tempo. È un exploit un po’ spartano, ma funziona egregiamente e sono contento che il mio corpo sia in grado di sfruttarlo a dovere in attesa che la mia mente guarisca. Nei momenti negativi rivendico la mia individualità e attivo un moto di orgoglio che annulla la spinta dello scoraggiamento. Al posto dell’autostima ho un reattore nucleare che non accendo mai in tempo di pace per evitare di sconfinare nella boria. Mi tengo lontano dalla dorsale del masochismo, ma riconosco un certo fascino all’uso della sofferenza come strumento per migliorare il proprio assetto psicofisico. Tendo i muscoli quando il tono della vita si flette ed evito che la mia personalità si inflaccidisca. Riesco a mantenere un’espressione sprezzante anche quando il mio stato di benessere scompare per un po’ e questa è l’unica prova che mi occorre per confermare la forza del mio carattere.